Stando alle dichiarazioni dei redditi fatte lo scorso anno da oltre 16mila contribuenti l’Italia risulterebbe un paradiso fiscale per le tasse. Migliaia sono stati i lavoratori che hanno spostato la residenza fiscale nel Bel Paese solo nel 2021. Ecco i motivi
In Italia le dichiarazioni dei redditi di questo anno rispetto a quelle del 2020 sarebbero in crescita di circa un terzo. Se poi si allarga la ricerca agli ultimi quattro anni d’imposta (2017-2020), la crescita è pari al 92,4%.
Sulla base di questi dati l’Italia risulterebbe il Paese europeo più attrattivo. Ovviamente non per tutti i contribuenti sarà così. Il vantaggio esiste solo per chi decide di rientrare in patria dall’estero. Per questi lavoratori, infatti, il Fisco tassa solo il 30% del reddito. Vantaggio che aumenta di molto se l’idea è quella di vivere in una regione del Sud, in tal caso l’imponibilità è del 10%
I regimi fiscali agevolati da parte del Fisco riguardano solo i lavoratori che vogliono rientrare in Italia dall’estero. L’obiettivo è agevolare il rientro dei cosiddetti cervelli in fuga, ovvero i lavoratori qualificati (ma non solo). Le agevolazioni per questi contribuenti sono diverse.
Oltre all’obiettivo di riportare nel Paese i lavoratori qualificati, l’Italia spinge affinché anche i paperoni con la loro enorme capacità di spendere ritornino nel Bel Paese.
Per i cervelli in fuga (docenti e ricercatori) che vorrebbero rientrare in patria, c’è il cosiddetto “capitale umano”, ovvero la norma specifica che sostiene lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese attraverso professionisti qualificati.
Per questi contribuenti l’esenzione del 90% del reddito di lavoro autonomo o dipendente prodotto in Italia è per 4 anni.
Mentre poi c’è il regime agevolato per tutti i “lavoratori impatriati”, ovvero i lavoratori dipendenti e autonomi che trasferiscono la residenza in Italia. Per loro, l’agevolazione fiscale prevede che per 5 anni il reddito sia tassato al 30% dell’ammontare complessivo del reddito dichiarato oppure al 10%, se la residenza risulta essere in una regione del Sud, quale: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia.
I lavoratori “impatriati” sono per la maggior parte manager che rientrano in Italia a seguito di un’offerta di un’azienda italiana. Nel 2020 sono aumentati di 4mila rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 15 mila.
Mentre la cosiddetta “flat tax dei paperoni” prevede un regime agevolato, limitando a 100 mila euro all’anno le tasse per i redditi prodotti all’estero. Questo regime di assoluto favore ha una durata di 15 anni e l’unico requisito richiesto è quello di risultare residenti all’estero nei 9 anni precedenti il trasferimento della residenza in Italia.
È palese capire che la norma è decisamente conveniente per i contribuenti stranieri poiché possono mantenere all’estero patrimoni, aziende e attività finanziarie. Infine, agevolazioni sulle tasse anche per i pensionati esteri che hanno intenzione di trasferirsi al Sud Italia.
Per attrarre i pensionati italiani e stranieri che non risiedono in Italia, il Fisco ha elargito da molto tempo diverse agevolazioni fiscali sul reddito.
Infatti è dal 2019 che l’Italia riconosce una tassazione del 7% per 5 anni per coloro i quali si trasferiscono nei comuni meridionali con almeno 20 abitanti per almeno 183 giorni l’anno.
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