Ucraina, Marco di Liddo (Ce.Si.) a Free.it “Zelensky? Credibilità duplice. Vi dico come capire cosa è vero e cosa no”

La guerra in Ucraina è molto mediatica. Lo abbiamo visto fin dall’inizio, dal discorso di Putin, in onda in una orario compatibile con il fuso orario europeo, fino alle ultime battaglie sul campo. E anche il presidente ucraino Zelensky ha dimostrato di saper usare bene i meccanismi della comunicazione. In generale, questa guerra, molto più di altre, ha creato vere e proprie tifoserie, spaccature anche profonde, alla base delle quali c’è il concetto di credibilità. Ma cos’è la credibilità? Come si osserva una guerra così mediatica? A Free.it Marco di Liddo, analista militare del Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali.

La guerra in Ucraina sta entrando nella sua fase più critica. Nei prossimi giorni ci sarà la vera e propria avanzata russa sul Donbass. Solo al termine della battaglia si potranno delineare le strategie per una mediazione di pace. Intanto, però, per chi osserva da lontano, farsi un’idea della cose è molto difficile. Abbiamo chiesto una mano a Marco di Liddo, analista militare del Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali.

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Ucraina, Marco di Liddo (Ce.Si.) a Free.it “Credibilità di Zelensky è duplice” | “Vi dico come capire cosa è vero e cosa no”

Partiamo dalla figura di Zelensky, spesso accusato di tirare la corda, di volere la guerra per interesse personale. In un contesto di conflitto così mediatico, che credibilità ha il presidente ucraino? 

Parliamo di credibilità mediatica e credibilità politica. La credibilità mediatica è totale. Zelensky, da quando è iniziata la guerra è nell’ambiente che più gli è consono. Cioè quello della comunicazione video. Essendo un professionista, davanti alla telecamere è nel suo ambiente naturale. Per questo è credibile al 100%. Anche perché, sempre sotto il profilo della comunicazione, può vivere di rendita rispetto allo show che l’ha fatto diventare popolare nel paese e in Europa. Quel quel Servant of the people che di fatto è stata la base sulla quale poi ha costruito la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica e la sua vittoria elettorale.

La valutazione sulla credibilità politica è più complessa. Dopo  un periodo di difficoltà iniziale, Zelensky ha imparato a districarsi nei meandri della del dell’arte della politica e con la guerra ha dimostrato di essere molto flessibile. Questa flessibilità si incarna soprattutto sul fatto che la sua rigidità è perfettamente in linea con il desiderio del popolo ucraino. Cioè il popolo ucraino in questo momento non è disposto a cedere 1 cm del suo territorio. E resisterà fino alla fine. Zelensky, che questa cosa la percepisce e la vive in prima persona, interpreta politicamente questa volontà”.

In tutto ciò, come si deve comportare l’Occidente?

Naturalmente i calcoli che dobbiamo fare noi europei e quelli che devono fare gli Stati Uniti sono diversi. Dobbiamo essere noi abili nel capire come dobbiamo muoverci. Non dobbiamo andare a rimorchio della partita di Zelensky, perché la sua è la partita di un leader che si gioca la carriera politica. E che rischia l’indipendenza e l’integrità territoriale del suo Paese. Noi, come europei dobbiamo difendere questi valori e difendere  l’integrità dell’Ucraina. Però nella consapevolezza che ci sono anche interessi ancora più grandi, come la pace Europa. Dobbiamo, quindi, evitare che il conflitto diventi una terza guerra mondiale”.

Questa è una guerra decisamente molto social. Come si fa, quindi, a capire cosa è vero e cosa è falso? Cosa è propaganda e cosa, invece, è semplicemente dimostrazione di quello che sta capitando?

E’ molto complicato, ma dobbiamo dividere l’analisi dell’ecosistema informativo in due gruppi: il primo è quello delle fake news pure semplici. E lì ci sono tante tecniche di verifica con metodologie di intelligence in fonte aperta. Ci sono tanti software che permettono, per esempio, di fare geolocalizzazione e trovare l’origine di determinate. E andare a sbugiardare un uso fazioso, non corretto o manipolatorio di video e foto.

Quello della propaganda è un concetto più sottile. Perché la propaganda spesso non si basa sul dire bugie, su falsità palesi esplicite di foto e video. Bensì si basa sull’interpretazione di determinati fenomeni in un’ottica ideologica o secondo un’altra ottica ideologica. Oppure, la propaganda si basa su teorie complottistiche che molte volte che vanno a unire i puntini secondo una logica che, per quanto scura, è sostenibile. Perché si basa sul presupposto che i governi non vogliono mai farci sapere la verità.

Ucraina, Marco di Liddo (Ce.Si.) a Free.it “Credibilità di Zelensky è duplice” | “La dicotomia eroe/canaglia permette di giustificare…”

Quindi sono due campi diversi. Sbugiardare una notizia falsa, un dato falso, un video falso è molto più facile che andare attaccare una propaganda o una narrazione faziosa. Che invece è un processo complesso e che spesso si basa su bias cognitivi, su pregiudizi, su meccanismi difficili da andare a disinnescare”.

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Ucraina, Marco di Liddo (Ce.Si.) a Free.it “Credibilità di Zelensky è duplice” “Vi dico come capire cosa è vero e cosa no

Proprio perché, appunto, vediamo continuamente video e foto, siamo portati a dividere in canaglie ed eroi, per semplificare. Perché?

Di fronte alla complessità di una guerra, è normale che l’utente medio, che non maneggia tutti i giorni argomenti così complicati, si senta in un certo senso più sicuro a schierarsi. Perché la dicotomia eroe/canaglia gli permette di giustificare gli eventi in maniera più semplice, di schierarsi. Ed è molto difficile uscire da questa logica di opposizione.

La verità è che quando c’è un conflitto in corso, sul campo di battaglia tutte le parti commettono atrocità. Per fare un esempio, anche le unità ucraine del reggimento Azov, sin dal 2014, si sono rese protagoniste di abusi ai danni della popolazione civile. Abusi che sono stati verificati da un organo imparziale come l’Osce. Allo stesso modo, i soldati russi e le milizie separatiste del Donbass hanno fatto la stessa cosa. E’ illusorio pensare che, quando c’è una guerra, si combatta al 100% nel rispetto del diritto internazionale e della popolazione civile. E’ un auspicio, è un tentativo che si fa di limitare i danni collaterali e le vittime collaterali. Ma in realtà, questo auspicio deve poi confrontarsi con la durezza del campo di battaglia. E puntualmente viene meno”.

Dal punto di vista militare, cosa accadrà?

Nei prossimi giorni inizierà l’offensiva vera e propria sul Donbass. Quello che abbiamo visto nelle ultime ore sono soltanto azioni di preparazione. E’ solo l’inizio. La campagna di terra sarà durissima, avrà un costo umano economico e militare altissimo per tutte e due le parti. E il bilancio finale di questa lunga battaglia che ci aspetta, poi, determinerà il contenuto dei negoziati. Non solo. Ma determinerà anche le regole della politica e della sicurezza europea e globale per i decenni a venire. Quindi è una è un momento importantissimo della guerra.

Vedremo se veramente Putin si accontenterà territorialmente del Donbass e quali condizioni porrà per la pace. Oppure se, inebriato dalla vittoria del Donbass o convinto della fine della resistenza Ucraina, punterà nuovamente alla capitale. Ora non possiamo saperlo, dobbiamo aspettare l’esito della battaglia per avere le idee un po’ più chiare”.

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