Sergei Shoigu era sparito dai radar per un paio di settimane, per giorni si è discusso delle sue condizioni di salute, poi è riapparso, in alcune videoconferenze dei Consiglieri del Cremlino.
Il Ministro della Difesa russo ed ex fedelissimo di Putin è al centro di un vero e proprio giallo. Le sue condizioni di salute sono state al centro di discussioni e polemiche per diversi giorni. Due settimane lontano dalla vita pubblica e poi il ritorno, ma le immagini diffuse da Mosca non hanno messo a tacere le voci.
A gettare nuova benzina sul fuoco questa volta è Leonid Nevzlin, ex magnate del petrolio costretto ad abbandonare la Russia proprio da Putin. Dirigente della compagnia Jukos costretto a lasciare il Paese dopo che, con l’ascesa al potere di Putin, nel 2003 l’azienda fu espropriata dallo Stato. Secondo Nevzlin il Ministro della Difesa russo avrebbe avuto un “potente infarto non imputabile a cause naturali”. Un infarto che avrebbe lasciato il segno tanto che Shoigu sarebbe al momento ricoverato in terapia intensiva. Lo rende noto il Daily Mail, citando fonti russe.
Sergei Shoigu, la rivelazione dell’ex magnate: “Ormai è fuori dai giochi”
Stando a quanto riferito dal quotidiano britannico Nevzlin alluderebbe a un tentativo di omicidio da parte del Presidente Putin. “Ormai il Ministro della Difesa è fuori dai giochi – ha dichiarato l’ex petroliere – e se sopravvive potrebbe essere esautorato”.
Shoigu, braccio destro di Putin e capo dell’esercito russo per circa un decennio, è stato una figura di riferimento nelle prime settimane di guerra in Ucraina. Ma sarebbe stato il primo a pagare per il mancato successo della “guerra lampo”. Secondo diversi rapporti d’intelligence occidentali, il Presidente russo sarebbe diventato sempre più sospettoso nei confronti dei suoi generali, esautorandone diversi nei ranghi più alti dell’esercito.
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Nezvlin ha rivelato che in Russia 20 generali sono stati arrestati, dopo essere stati accusati di appropriazione indebita di circa 10 miliardi di dollari stanziati per l’“operazione speciale” in Ucraina. Gli arresti sarebbero partiti già nel 2014, nel periodo dell’annessione della Crimea, e confermerebbero la spaccatura esistente fra Putin ed alcuni alti ufficiali dell’esercito.