Potrebbero essere giorni decisi per la guerra in Ucraina. Giorni, però, di combattimenti molto sanguinosi, in cui la Russia cercherà a tutti i costi di ottenere dei risultati. A Mariupol si continua a combattere mentre parte dei marine ucraini si sarebbero arresti. Odessa è sempre nel mirino e intanto, anche sul piano internazionale, restano forti le tensioni tra i leader. Che cosa potrebbe accadere? Quali sono gli obiettivi per un cessate il fuoco? Che mondo ne uscirà alla fine? Al quotidiano online Free.it Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e studi strategici presso l’Università di Firenze.
“Credo che un incontro fra Putin e Zelensky non sia lontano“. Lo ha fatto sapere questa mattina il ministro degli Esteri turco Cavusoglu. “Tutto dipende dal consenso e dalla posizione di Putin. In linea di principio, il leader russo non è contrario“, ha aggiunto. Tutto dipenderà dal combattimento sul campo e da quali risultati Putin riuscirà a ottenere. Potrebbero, dunque, essere giornate decisive per capire in che direzione va la guerra in Ucraina. L’analisi della situazione, per Free.it, è di Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e studi strategici presso l’Università di Firenze.
Saranno davvero giornate decisive per la guerra?
“E’ da quando è iniziata questa guerra che ogni tanto qualcuno parla di giornate decisive o di settimane decisive. Se lo saranno o meno lo stabilirà il campo, cioè quello che succede nel momento dello scontro delle forze. Indubbiamente è vero che questi possono rivelarsi, alla prova dei fatti, giornate particolarmente intense e quindi sanguinose. Perché è chiaro che le forze rosse si stanno giocando un po’ il tutto per tutto per cercare di chiudere la guerra. Chiudere nel senso di raggiungere un obiettivo minimo, ma sufficientemente soddisfacente che possa essere rivenduto all’interno da Putin.
Le truppe russe stanno cercando di raggiungere questo obiettivo in tempi possibilmente brevi. Ora, l’obiettivo rivendibile a livello politico è il controllo pieno delle due province orientali di Luhansk e Doniesk e prendere il controllo di quella fascia costiera sul Mar d’Azov che consente lo stabilirsi di una contiguità territoriale tra la Crimea e il Donbass”.
Si riuscirà a sedersi di nuovo a un tavolo delle trattative?
“Se producendo un forte sforzo militare, i russi riusciranno ad ottenere questi obiettivi, che per il momento non sono stati ottenuti in pieno. Ammesso che per l’Ucraina sia possibile giungere ad un cessate il fuoco dopo che Russia hanno raggiunto quegli gli obiettivi. Solo allora si potrebbe aprire lo spiraglio per un negoziato. E potrebbero essere giorni decisivi. Però ci sono due punti da chiarire”.
Quali punti?
“Primo, i russi ce la fanno in questa settimana raggiungere quegli obiettivi territoriali? E’ da vedere. Secondo, da parte Ucraina è possibile pensare di giungere ad una situazione di cessate il fuoco? Avendo perso il controllo di quegli obiettivi nel momento in cui le forze ucraine sono alla controffensiva. Questi sono i due fattori incerti al momento, dai quali diventerà la possibilità o meno che questi giorni si rivelino decisivi”.
Che quadro geopolitico si sta delineando ai margini di questo conflitto?
“Il quadro è molto chiaro. Questa guerra determina un riassetto del sistema internazionale lungo due linee, quella dei vincitori e quella degli sconfitti. La Russia, comunque vadano le cose, ne esce in un certo senso sconfitta. Anzi, in molti sensi sconfitta, perché da un punto di vista militare fino ad oggi ha abbastanza perso la faccia. Nel senso che in un mese e mezzo, non è riuscita a chiudere il conflitto. E alla luce di tutti i dati che abbiamo, pensava di poter chiudere in una settimana, forse in un paio di settimane.
Guerra Ucraina, analista Luciano Bozzo a Free.it | “Si delineano due blocchi…”
Invece ha incontrato difficoltà crescenti e ha subìto perdite molto forti. Non solo, ma praticamente è stata esclusa dall’interazione con l’Occidente. Per di più è sotto sanzioni che certamente permarranno anche dopo l’eventuale cessate stato il fuoco. E’ chiaro che la Russia si trova tagliata fuori dall’interazione con l’Europa occidentale e per così dire spinta nelle braccia della Repubblica popolare cinese”.
La Cina e la Russia potrebbero rappresentare un nuovo potente binomio?
“In questo rapporto bilaterale, la Repubblica popolare cinese ovviamente la fa da padrona. Stiamo parlando di un Paese, la Cina, che è diventata la seconda economia mondiale nell’arco di trent’anni. Di un Paese di un miliardo e mezzo di persone che si confronta con la Federazione russa che ha 140 milioni di abitanti. Che ha una dimensione economica che dal punto di vista del Pil è pari alla Corea del Sud o alla Spagna. E che, però, è un Paese enorme ricchissimo di risorse naturali. Allora che rapporto si trasfigura? Sarà un rapporto fortemente sbilanciato a favore della Cina”.
Questo cosa significa e che contraccolpi avrà?
Significa che la Russia si va a gettare nelle braccia cinesi e non ne trarrà sicuramente dei vantaggi, se non nell’immediato. La Cina, per esempio, potrebbe decidere di sostenerla militarmente. Ma questo, forse, nell’immediato. Nel lungo periodo, invece, si prefigura la creazione di un blocco anti occidentale, tenuto assieme da una concezione diametralmente opposta rispetto a quella liberaldemocratica post-moderna del Occidente. Questo blocco sarà formato da un leader, che sarà indubbiamente la Cina, e poi da una Federazione russa. Insieme con, probabilmente, l’Iran e forse l’India”.
Sul versante Occidentale, invece, chi ne esce rafforzato?
“Sicuramente la Nato ne esce rafforzata, perché ha dimostrato coesione, capacità di reazione. E perché sta avendo successo. Adesso ci sono due Paesi neutrali importanti come la Svezia la Finlandia che vogliono entrare. E ci vogliono entrare mica perché spinti dagli Stati Uniti, ma perché hanno una forte percezione di insicurezza. Quindi, la Nato continuerà ad allargarsi e ad avvicinarsi ai confini alla Russia, come ha fatto negli anni 90 e all’inizio degli anni 2000.
L’Unione europea non ne esce affatto bene, perché in realtà al suo interno ci sono interessi diversi. Non ci mettiamo d’accordo nemmeno sul tetto comune al prezzo dei gas. Ci sono Paesi che vorrebbero tagliare le forniture russe di gas all’Europa. Mentre ce ne sono altri, come l’Italia e la Germania, che dipendono quasi al 40% da quelle forniture. Insomma, l’Europa ne esce con la solita siutazione di interessi diversi e posizioni non uniformi.
Gli Stati Uniti ne escono bene. Ne escono come leader riconosciuto della Nato, mentre fino a settembre erano un Paese in crisi. Con una presidenza Biden debole e che non aveva fatto una figura particolarmente brillante in Afghanistan. Adesso si ritrova ad essere un leader di un’alleanza che va forte, che ha popolarità e acquisirà presumibilmente nei prossimi mesi nuovi membri. Si avrà, quindi, una spaccatura netta tra un blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti e un blocco orientale guidato dalla Cina, con Russia Iran e India”.