La guerra in Ucraina sta alimentando la crisi del gas, che ha provocato da febbraio un aumento colossale dei prezzi. Ma, in realtà, la bolla speculativa è iniziata ben prima dell’invasione russa in Ucraina e a farne le spese sono le economie europee. In fin dei conti, soprattutto i consumatori. Ora che i governi dell’Ue pensano a sganciarsi dal gas russo, potrebbe esserci un nuovo terremoto sui mercati. Cosa potrebbe accadere? E perché. A Free.it Leopoldo Nascia, ricercatore della rete Sbilanciamoci.it
Ieri il premier Mario Draghi ha siglato un accordo con l’Algeria per aumentare la fornitura per l’Italia a 9 miliardi di metri cubi di gas. Attraverso il gasdotto TransMed/Enrico Mattei che passa per la Tunisia, il gas algerino arriverà in Sicilia e da lì alla rete del nostro Paese. L’obiettivo è riuscire a sganciarsi il più velocemente possibile dalle forniture russe. Ma a che prezzo? Al quotidiano online Free.it Leopoldo Nascia, ricercatore della rete Sbilanciamoci.it
Perché già in questi mesi le bollette per i consumatori sono state così alte?
“Ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina i prezzi del gas ad Amsterdam e in tutti gli hub come quello di Amsterdam sono schizzati alle stelle. Questo perché le aziende si muovono su operazioni speculative di borsa che sono esclusivamente finanziarie. E che sono slegate dalla reale disponibilità di gas, ma si basano sulle aspettative. Ovviamente, dopo l’invasione russa c’è stato un ulteriore rialzo che ha anche divaricato la forbice di prezzo e tra il gas venduto sull’hub di Amsterdam, su quello americano e su quello asiatico.
Questi sono i tre hub dove viene commerciato di gas a livello finanziario sulle coperture. Sui cosiddetti i contratti di ricopertura delle forniture. Sostanzialmente sono delle assicurazioni, dei derivati. Dopo il 24 febbraio, i trader che muovono questi prezzi SGR fans, fondi comuni investimento di qualsiasi genere. Hanno iniziato a vendere il gas come una merce, come fosse rame o pomodori. C’è stata una corsa al rialzo e si sono generati enormi profitti, mentre i consumatori si sono trovati a pagare bollette sempre più care”.
Adesso che si parla di sganciarsi dal gas russo, quanto potrebbe costare ai consumatori?
“Tanto. Perché sganciarsi da un fornitore senza averne già uno simile a disposizione è rischioso. Abbiamo fatto accordi con l’Algeria e ovviamente ci andremo a legare a quel Paese produttore ma non basterò. L’altra alternativa è usare il gas liquefatto che occupa meno spazio ma ha un costo molto più alto. Il maggior produttore mondiale sono gli Stati Uniti. Inoltre, le navi che trasportano il gas liquido ragionano in termini di mercato, per cui se il prezzo più alto è quello sulla piazza asiatica, le navi possono tranquillamente cambiare rotta. Il concetto è che il gas non viene venduto prima di caricare la nave, ma anche durante il tragitto in base alle variazioni di prezzo dei diversi mercati. E ovviamente il prezzo lievita per i compratori. E’ un gioco al rialzo”.
Tutto questo finirà nella bolletta dei consumatori italiani?
“Beh, non è detto. I governi europei potrebbero fissare un prezzo per legge. Ogni Paese può adottare una politica differente. La cosa migliore sarebbe fissare un prezzo europeo, per evitare la concorrenza sleale tra Paesi considerando che quando si fanno queste politiche si possono poi compensare i costi in maniera diversa. Mi spiego meglio: un conto è obbligare il distributore a vendere a un determinato prezzo perché ha degli stock di gas che ha comprato magari a un prezzo molto più basso, quindi su quello fa dei profitti più alti della del preventivato.
Gas, Leopoldo Nascia (Sbilanciamoci) a Free.it | “Non è necessariamente un grande affare…”
Ma si può fare solo per un periodo medio-breve. Oppure, l’autorità politiche possono rifondere i produttori per il miglior prezzo. Ma per far questo, il Paese deve fare o debito o tasse. Diciamo, con una mano prende, con l’altra toglie. Insomma, non è i necessariamente un grande affare”.
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Nel caso in cui dovessimo staccarci dal gas russo e usare solo quello algerino, basterebbe? E per quanto tempo?
“Quello è difficile da dire, non abbiamo studiato nel dettaglio… Consideriamo, comunque, che noi già da tempo acquistiamo il gas liquefatto dal Qatar. Penso che non ci sarà una sola fornitura, ma si intensificheranno anche tutti gli altri rapporti commerciali con i produttori, che ovviamente ci guadagneranno non poco”.