La minaccia terroristica in Israele ha alzato il livello di allerta al massimo. Intanto è salito il numero delle vittime a causa dell’attacco di ieri. Dopo una notte di indagini la polizia ha messo a segno un colpo importante.
La polizia ha lavorato tutta la notte per scovare l’attentatore che ieri ha assalito decine di persone che si trovavano nei locali di una delle vie centrali di Tel Aviv.
L’attacco di ieri in una delle zone della movida della città israeliana è stato il quarto in circa due settimane. L’allerta in Israele “resta in massima allerta” come ha comunicato alla Nazione il premier Naftali Bennett. L’attentato di ieri ha confermato la nuova strategia, composta, in apparenza, da “lupi solitari“. Singoli attentatori che armati con armi di grosso calibro si fiondano per strada sparando all’impazzata per fare più vittime possibili.
Come l’attacco di ieri sera che ha fatto vittime e feriti. Oggi il bilancio dei morti è cresciuto rispetto a ieri sera.
Subito dopo l’attacco le vittime registrate erano due. Oggi uno dei feriti in gravi condizioni non ce l’ha fatta. Restano ancora in condizioni critiche diversi feriti. Intanto la polizia israeliana a messo a segno un colpo importante.
A perdere la vita sono stati Tomer Morad ed Eytam Magini, entrambi di 27 anni, due amici che avevano deciso di incontrarsi in un pub e che sono stati colpiti a bruciapelo dell’attentatore. La terza vittima e’ Barak Lufan, 35 anni, padre di tre figli, allenatore della squadra paralimpica.
L’attentatore, identificato nel ventinovenne palestinese Raed Fathi Hazem, era riuscito a fuggire subito dopo l’attacco, nonostante l’intervento immediato di mille agenti e soldati. Dopo una nottata di ricerche convulse, la polizia lo ha intercettato alle prime luci dell’alba in una moschea di Jaffa, ad alcuni chilometri dal luogo dell’attentato, dove è stato ucciso.
Hazem era originario di Jenin, in Cisgiordania e la sua famiglia e’ sostenitrice di al-Fatah. Oggi il padre dell’attentatore ha egualmente lodato lo zelo religioso del figlio e ha notato che, prima di essere colpito a morte, aveva recitato in moschea le preghiere del mattino del Ramadan.
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Gli Hezbollah libanesi filo-iraniani definiscono “martire“. Il sito Internet della tv al Manar, del partito armato sciita, afferma che “il martire” “è stato ucciso in uno scontro a fuoco con le forze sioniste nei pressi della moschea di Jaffa occupata“. L’emittente libanese filo-iraniana definisce “coloni” le vittime dell’attacco di Tel Aviv.
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