Soldati russi curati a Zaporizhzhia dai medici ucraini, le frasi shock dai lettini d’ospedale. Minacce nonostante i soccorsi ricevuti, le testimonianze dei medici: “Non provano rimorso, non sanno cosa sia la pietà. Sono duri e impassibili”.
All’ospedale militare di Zaporizhzhia arrivano anche soldati russi. Ne arrivano molti, tanto che gli infermieri per riconoscerli sono costretti a scrivere con un pennarello il nome sulla fronte dei pazienti. Dal 24 febbraio ad oggi sono arrivati più di 600 feriti e a volte arrivano anche in venti alla volta. Oggi la Repubblica rivela in un reportage l’atteggiamento ostile, soprattutto tra i militari più giovani, nei confronti dei dottori ucraini.
“Non provano rimorso, non sanno cosa sia la pietà. Solo un ufficiale quarantenne era dispiaciuto e a disagio per essere stato mandato da Mosca a invadere un Paese senza sapere neanche il motivo. Gli altri, invece, duri e impassibili“. Le parole del tenente colonnello Viktor Pysanko, direttore sanitario e traumatologo, descrivono alla perfezione la situazione dei medici che curano militari arrivati in Ucraina col compito di uccidere.I feriti delle Forze Armate di Mosca vengono messi tutti in un reparto protetto, chiamato “la stanza dei russi”. Le finestre non hanno le inferriate, ma all’esterno delle guardie monitorano la situazione: “Ci occupiamo di curarli e stabilizzarli, poi li affidiamo al Ministero della Difesa e ai Servizi Segreti“.
Soldati russi feriti, minacce shock ai medici ucraini: “Siete tutti nazisti, vi uccideremo”
Ebbene, non solo non mostrano gratitudine per le cure ricevute, ma insultano e minacciano con frasi sconvolgenti: “Siete tutti nazisti, i vostri figli e le vostre donne meritano la morte”. I medici non rispondono, in silenzio fanno il proprio lavoro, chini su pazienti molto poco amichevoli, tra ferite, bisturi e frasi surreali: “Nazisti, vi uccideremo”.
Emblematico il caso di un 18enne russo, con una gamba lacerata, preso in cura da una volontaria ucraina, Oksana Korchynska, che lo ha seguito durante la convalescenza dopo l’operazione.
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Oksana ha raccontato che nella zona di combattimento del soldato russo, tante donne con i figli sono state ferite e uccise. Ma neanche in questo caso c’è stato un barlume di rimorso o ripensamento: “E allora, qual è il problema?”, ha risposto il giovane russo alla volontaria. “Anche i bambini sono nazisti. Siamo venuti qui perché siete il male e vi dobbiamo eliminare tutti”, ha aggiunto. Continuando a non capire quale sia il problema.