Un caso orrendo quello accaduto a un bimbo autistico di sei anni deriso e insultato dalle sue stesse maestre in una chat. La mamma del bambino romano denuncia le donne: “Chiedo giustizia per mio figlio, sono disperata”
Dovrebbero proteggere i bambini invece, a volte, sono proprio loro le prime carnefici. La cronaca è amaramente colma di maestre che picchiano e sbeffeggiano indifesi bimbi.
Questa volta è accaduto in una scuola della capitale. Il bimbo di sei anni con problemi di autismo è stata vittima ignara delle conversazioni di tre maestre.
Proprio loro hanno insultato l’alunno in una chat. Le parole della mamma del piccolo sono dure: “Mio figlio è a casa e io non posso mandarlo a scuola in mano a queste persone dopo quello che è accaduto”.
Bimbo autistico insultato in una chat di maestre | La mamma: “Queste donne non meritano di insegnare”
Il monito che la mamma del bimbo autistico vittima degli insulti delle proprie maestre ha rilasciato all’AGI sono proiettili di indignazione: “Chiedo giustizia e aiuto, perché queste persone non meritano di insegnare. Sono una madre disperata”.
Il piccolo alunno di prima elementare (6 anni) è stato insultato e preso di mira in una chat WhatsApp di maestre di una scuola statale romana. Il fatto è accaduto alla fine di marzo quando la madre del piccolo viene a conoscenza delle prove delle conversazioni avvenute dall’ex insegnante all’autonomia del figlio.
“L’ex insegnante che aveva in carico mio figlio fino a ottobre, era venuto a conoscenza di questo gruppo WhatsApp. Così mi ha fatto leggere diverse conversazioni avvenute tra la maestra di sostegno, l’insegnante di aula e la nuova insegnante all’autonomia. Queste 3 donne hanno esultato anche alla notizia della positività al Covid di mio figlio“.
Dopo aver visionato le chat la mamma del bimbo è andata su tutte le furie e si è diretta alla scuola statale di Roma sud con l’obiettivo di parlare con una delle maestre coinvolte.
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Durante la conversazione dai toni accesi tra le due donne sono intervenute le forze dell’ordine, allertate intanto da qualcuno. Gli inquirenti hanno spiegato all’insegnante la gravità di quelle parole e che poteva incorrere in un reato.
A denunciare il gravoso episodio è stata l’associazione “La battaglia di Andrea”, pronta da sempre per difendere i diritti delle persone con disabilità.