Ha usato il sangue di 12 soldati per scrivere la lettera e chiedere che venga applicata la No-Fly zone sui celi dell’Ucraina. L’azione forte ad opera del comandante Vagapov ha suscitato scalpore internazionale. La lettera scritta con il sangue sarà inviata anche alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo
Ha scritto una lettera con il sangue di 12 soldati. La firma alla fine dello scritto è quella del comandante Andrey Vagapov, capo della divisione di Odessa dell’esercito ucraino.
Il calamaio usato era pieno di sangue appartenenti a una dozzina di provette di sangue di militari ucraini. L’obiettivo di un gesto tanto forte è esprimere un unico concetto chiave: “Stiamo morendo per difendervi, fate una No Fly Zone al più presto, chiudete i cieli”.
Guerra Ucraina, la lettera scritta con il sangue di 12 soldati
A riportare la notizia e pubblicare la lettera scritta con il sangue in esclusiva è l’Ansa. Nel corpo della lettera lo stesso comandante Andrey Vagapov, autore dello scritto, ha riferito che altre copie saranno inviate al più presto sia alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo sia alle cancellerie europee.
Nella lettera, Vagapov accusa il presidente Putin di aver attaccato l’Ucraina a tradimento, proprio come fecero i nazisti con l’Unione Sovietica. Nella lettera la Russia non viene mai menzionata con la lettera maiuscola, segno di poca importanza per il comandante Andrey. In un passaggio della missiva, si legge:
“Per la Russia, l’Ucraina è diventata un poligono di tiro in cui testare le loro armi sui nostri civili. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina i russi hanno sparato 467 missili e condotto 1804 raid aerei sopra le città del nostro Paese.
Paura, lacrime e morte è ciò che portano sulla nostra terra coloro che parlavano di amore tra popoli fratelli. Vogliamo che tutto il mondo capisca che la Russia non si fermerà, andrà oltre invadendo la Moldavia, la Polonia e i Paesi baltici, è una minaccia per tutta l’Europa. Oggi l’Ucraina è l’unico argine che resiste a Putin e ciononostante la Nato non si affretta a chiudere i cieli sopra l’Ucraina“.
L’appello scritto rosso su bianco è accorato perché, spiega ancora il comandante ucraino:“Noi combattiamo contro un’aggressione diretta a voi ma pagando con le nostre vite. l’Ucraina ha bisogno del vostro aiuto, il nostro esercito ha bisogno di armi pesanti e le città e i villaggi dell’Ucraina hanno bisogno che il cielo sopra di loro sia messo in sicurezza”.
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Intanto il centro di Odessa nel frattempo è ogni momento più mostruoso. Le vie del centro sono distrutte, le vetrate dei negozi coperti da lastre di legno con su le indicazioni per i rifugi antiaerei.
Il quartiere Malinovsky è senza elettricità da ieri a causa dei missili russi caduti. Il comandante Vagapov afferma che da quando ha visto il massacro di Bucha non è riuscito a dormire. “Rimango fisso a osservare il mare per vedere se spuntano le sagome delle navi russe. La minaccia più grande arriva dal mare, ci servono armi per affrontare e abbattere i russi. Dateci le armi e Putin lo fermeremo noi“.