Confermate condanne per i carabinieri accusati di aver pestato a morte Stefano Cucchi. La Cassazione ha però modificato il numeri di anni da scontare, decisi in Appello, per i due militari condannati.
La Cassazione ha anche deciso che gli altri due carabinieri accusati di falso dovranno avere un nuovo processo.
Dopo 150 udienze e 14 gradi di giudizio, 15 con oggi, è stata messa una parola definitiva sulla vicenda che riguarda l’arresto e la morte di Stefano Cucchi, il giovane romano morto in seguito alle percosse ricevute nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 nella caserma Casilina, dopo essere stato fermato per stupefacenti.
L’Alta Corte oggi ha confermato la condanna arrivata in Appello per i due carabinieri accusati, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, riducendo però la durata della pena. Una sentenza che comunque soddisfa i familiari del giovane romano.
Soddisfatta la famiglia. Ilaria Cucchi: “Giustizia è stata fatta”
La Cassazione ha ridotto di un anno, portando da 12 a 13 anni, la condanna per omicidio preterintenzionale per i due militari.
“Finalmente è arrivata giustizia dopo tanti anni almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causando la morte.” ha detto Rita Calore la madre di Cucchi. Giustizia è stata fatta anche secondo la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, che in tutti questi anni si è battuta per far venire a galla la verità sulla vicenda del fratello.
“A questo punto possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via” ha detto. “Devo ringraziare tante persone, il mio pensiero in questo momento va ai miei genitori che di tutto questo si sono ammalati e non possono essere con noi, va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni e un grande grazie al dottor Giovanni Musarò che ci ha portato fin qui” ha concluso Ilaria Cucchi.
Lo scorso 7 maggio la Corte di Assise di Appello di Roma, oltre a condannare Di Bernardo e D’Alessandro, aveva anche condannato anche il maresciallo Roberto Mandolini a 4 anni per falso e, per lo stesso reato ma a due anni e mezzo, Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni aveva fatto luce sul quanto avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto di Cucchi.
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Adesso la Cassazione ha annullato le ultime due condanne, riaprendo all’appello bis. Ci sarà dunque un nuovo processo di appello per Mandolini e Tedesco.
Le scuse dell’Arma dei Carabinieri
“Siamo vicini alla famiglia Cucchi di cui condividiamo il dolore e ai quali chiediamo di accogliere al nostra profonda sofferenza e il nostro rammarico“. Così il comando generale dei carabinieri dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato le condanne per due militari sottolineando che a questo punto “saranno sollecitamente conclusi, con il massimo rigore” i procedimenti disciplinari a carico dei due. La sentenza, aggiunge l’Arma “ci addolora perché i comportamenti accertati contraddicono i valori e i principi ai quali chi veste la nostra uniforme deve sempre e comunque ispirare il proprio agire“.
Caso Cucchi, si sono costituiti i due carabinieri condannati
Dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato le condanne per i due carabinieri, proprio questi ultimi hanno deciso di costituirsi alla caserma Ezio Andolfato di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
I due carabinieri, Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo si sono consegnati spontaneamente ai propri colleghi. Successivamente sono stati trasferiti nel carcere di Caserta per scontare la pena detentiva a 12 anni di reclusione.