Al quarantesimo giorno di guerra in Ucraina, le immagini del massacro commesso nella città di Bucha hanno fatto il giro del mondo. Il massacro sui civili, con esecuzioni di massa e torture, sembra essere il peggior crimine di guerra visto in questo in conflitto. E proprio per questo è stato chiesto l’intervento del Tribunale Penale Internazionale. Al quotidiano online Free.it Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.
Da Bucha sono arrivate le immagini dell’orrore della cieca violenza della guerra. Uomini e donne con le mani legate dietro la schiena, inginocchiati e giustiziati con un colpo alla nuca. Le scene hanno fatto il giro del mondo e hanno portato all’attenzione di tutti la brutalità che si scatena in ogni conflitto. Foto e video del massacro hanno ricordato la pulizia etnica delle guerre passate e come allora, anche adesso serve una rapida inchiesta indipendente. A chiederla è stato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia intervistato da Free.it
Dopo gli orrori di Bucha, di Gostomel e di tutti gli altri luoghi che abbiamo visto in questi giorni, qual è il commento di Amnesty?
“Domani è il giorno in cui convenzionalmente si ricorda l’inizio trent’anni fa della guerra contro la Bosnia. E le immagini di Bucha ricordano esattamente quelle della pulizia etnica nei villaggi musulmani che venivano distrutti nei primi mesi del 92. Questo per dire che in questi trent’anni non è cambiato nulla. Abbiamo la guerra dentro, abbiamo questa ferocia in Europa. E qui ci sono crimini di guerra che vanno ad aggiungersi agli altri crimini di guerra dei precedenti 39 giorni. Ci sarà tanto lavoro per il procuratore del Tribunale Penale Internazionale”.
A questo proposito, ci sarà un’inchiesta. Chi sarà accusato di questi reati?
“In questi casi c’è una catena di comando e si dovrebbe partire da chi comandava le forze militari nel luogo in cui c’è stato il crimine di guerra. Bisogna documentarlo e risalire poi a chi ha dato l’ordine la copertura. Dunque un ministro della Difesa, mi viene da dire, per poi risalire la catena. E poi, in guerra c’è sempre la questione: chi sta in alto non sapeva? Era all’oscuro? Le indagini servono appunto a salire lungo la catena di comando e a individuare i responsabili”.
Ritornando al parallelo che ha fatto all’inizio, per i crimini della guerra nei Balcani il processo è durato tantissimi anni. Anche in questo caso si prospetta una lunga indagine e un lungo un lungo processo?
“Sicuramente, però lo dobbiamo alle vittime, ai parenti delle vittime, ai sopravvissuti di questa guerra. Che vorranno vedere il giorno in cui ci sarà giustizia, anche se dovesse arrivare dopo vent’anni, come successe per la Bosnia.
Guerra Ucraina, Riccardo Noury (Amnesty International) a Free.it | “Serve inchiesta, lo dobbiamo alle vittime”
Anche vent’anni di attesa della giustizia, quando poi la giustizia arriva sono vent’anni di un’attesa che vale la pena”.
C’è già una inchiesta in corso per quelle i fatti di Bucha?
“Il procuratore del Tribunale Penale Internazionale già nei primissimi giorni ha annunciato l’apertura di un’indagine. Quindi sono certo che includerà anche questo sospetto crimine di guerra. Per questa indagine, però, c’è bisogno adesso è di una attività di conservazione delle prove, anche di di analisi dei delle salme. So che è terribile da dire, ma è importante accertare le cause della morte e questo lo devono fare degli esperti indipendenti. No non basterebbero le autopsie fatte dalle fonti ucraine”.
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Questa guerra, soprattutto perché è molto vicina, è seguita prevalentemente sui social. E c’è un enorme dibattito su cosa è vero e cosa falso. In un contesto come questo, come si opera per accertare la verità?
“Possibilmente sul campo. E’ quello che ha Amnesty International ha fatto dalla fine di febbraio alla metà di marzo Charkiv, raccogliendo prove. Ma raccogliendole veramente, nel senso letterale della parola.. ioè prendendo in mano pezzi di bombe a grappolo, frammenti di missili non guidati. E poi c’è bisogno di una di un meccanismo di osservatori sui diritti umani che soltanto le Nazioni Unite possono istituire. E io immagino che il governo dell’ucraina accetterà che si rechi sul territorio per indagare”.