Il conflitto in corso in Ucraina registra una prima vittima italiana. Dopo un mese di guerra a perdere la vita è stato un 46enne veneziano.
L’uomo è un miliziano, combattente con le forze separatiste del Donbass.
Tra i militari che stanno sostenendo la guerra di Mosca all’Ucraina ci sono anche decine di europei che si sono arruolati come mercenari per sostenere l’esercito di Mosca. Diversi sono anche i nostri connazionali che hanno sposato le motivazioni del presidente russo Vladimir Putin. Tra questi c’era anche Edy Ongaro, 46enne di Venezia. L’italiano, nelle scorse ore, ha perso la vita in battaglia.
Ongaro e’ rimasto ucciso nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk, colpito da una bomba a mano. La notizia, diffusa stasera con un post dal Collettivo Stella Rossa Nordest, e’ stata confermata all’ANSA da Massimo Pin, amico di Ongaro, in contatto con esponenti della “carovana antifascista” che si trova nell’Oblast.
Ucraina: chi era Edy Ongaro, il miliziano italiano ucciso a nord di Donetsk
“Purtroppo e’ vero – dice Pin – I compagni in Donbass sono stati informati della morte di Edy da ufficiali della milizia popolare di cui faceva parte. Prima di comunicarlo abbiano informato il padre e il fratello“.
Un italiano, Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, è morto in Donbass dove si trovava dal 2015. Si era arruolato con le milizie delle repubbliche autoproclamate nell'Est. Qui il comunicato, dove si fa riferimento alla "Novorossia", sogno bagnato degli etno-nazionalisti. pic.twitter.com/bCkLiYBMQy
— Paolo Mossetti (@paolomossetti) March 31, 2022
Ma chi era Ongaro. Nome di battaglia “Bozambo” nel 2015 si trasferì nel Donbass per unirsi ai separatisti della brigata Prizrak, composta soprattutto da foreign fighter. Nel Dombass ha rischiato la vita sotto le bombe diventando nel tempo un eroe per i filo-russi. In Italia, però, Ongaro era un ricercato dalle forze dell’ordine. Qualche mese prima di trasferirsi in Ucraina aggredì una barista a Portogruaro con un calcio all’addome, semplicemente perché quest’ultima si era rifiutata di servirgli ancora da bere.
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L’aggressione proseguì anche con i carabinieri che intervennero sul posto. Non venne arrestato semplicemente perché il suo avvocato chiese tempo leggere gli atti d’accusa. Rimesso in libertà, in seguito alla richiesta del legale, il veneziano scappò, ricomparendo (via social) lontano dall’Italia e dal processo che l’avrebbe visto imputato.