La Partita Iva è un espediente sempre più comune anche sul piano contrattuale che premia, in qualche maniera, i lavoratori autonomi.
La Partita Iva è sempre più un’alternativa al contratto di lavoro determinato o indeterminato: una formula di retribuzione diversa che permette ai lavoratori autonomi o anche ai liberi professionisti. Alternano prestazioni fisse a lavori occasionali. Retribuzioni all’interno di canoni ben definiti con regole altrettanto precise che, però, sono soggette a cambiamenti sporadici.
A seconda della situazione economica e sociale possono cambiare le imposte sui regimi, in base alla professione che si svolge. Questo e molto altro è possibile sapere presso i CAF (Centri di Assistenza Fiscale) oppure attraverso figure qualificate come i commercialisti che aiutano i contribuenti nel periodo di 730 e non solo riguardo ai conteggi da fare e quello che c’è da sapere in fatto di tasse e agevolazioni.
Partita Iva, Regime forfettario o comunitario: il dilemma dei lavoratori autonomi
Anzitutto occorre precisare che, prima di aprire una Partita Iva, è necessario valutare alcuni aspetti come il regime più indicato a cui attenersi (forfettario o ordinario). La cassa professionale a cui iscriversi (INPS o altre a seconda della professione, i giornalisti hanno l’INPGI) e il codice ATECO che cambia a seconda della professione intrapresa e si modificano anche le percentuali di tassazione.
Una volta appurati questi aspetti, è possibile passare alla fase successiva: ovvero l’apertura della Partita Iva. In caso di gestione di una ditta è necessario anche iscriversi al Registro delle Imprese, senza contare l’obbligo della Fatturazione Elettronica. Possibile attraverso dei portali specifici, come Libero SìFattura.
Veniamo adesso alla parte più delicata: capire la differenza tra Regime ordinario e Regime forfettario. Due mondi opposti con qualche similitudine che si dipanano in 7 punti specifici: limite reddituale all’ingresso, tassazione dei redditi, regime contabile semplificato, limite al pagamento dei collaboratori, partecipazione in società e aziende, pagamento IRAP, iscrizione INAIL.
Le differenze principali rispetto alla categoria d’impiego
Il vantaggio del Regime forfettario è quello di godere di diverse agevolazioni, come un regime contabile semplificato. Ovvero non è necessaria iscrizione a registri contabili, iscrizione INAIL, compilazione dell’ISA, iscrizione al Registro delle Imprese. Vige un regime fiscale con aliquota unica che si basa sul 15% di imposte rispetto a un imponibile calcolato in maniera forfettaria rispetto al codice ATECO.
💻Procedura semplificata di comunicazione dello #smartworking: proroga al #30giugno 2022.
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— Ministero Lavoro (@MinLavoro) March 28, 2022
Cosa diversa per il Regime ordinario dove non solo è previsto l’obbligo di iscrizione a registri contabili, INAIL, ISA ma è imprescindibile selezionare il tipo di categoria d’impiego a cui appartenere. A seconda del tipo di professione scelta cambiano i regimi di tassazione, anche per scaricare le spese.
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Nell’ambito forfettario non è possibile scaricare nulla, a fronte delle agevolazioni prima elencate. Sul piano comunitario, invece, quello che è possibile scaricare sono tutti quei beni di prima necessità per la professione o spese sanitarie che devono essere affrontate nel corso dell’anno. Proprio perchè i parametri fiscali sono più stringenti.