Doc 2, la fortunata fiction di Raiuno ha registrato ancora una volta il boom di ascolti: dietro la serie d’autore c’è una storia vera.
La vita può cambiare da un momento all’altro: bastano poche ore, a volte anche attimi per perdere tutto ciò che abbiamo oppure trovare la svolta che stavamo aspettando. Spesso le due cose coincidono: una débâcle permette di riscoprire dettagli che precedentemente ignoravamo.
Sembra tutto così etereo finché non lo vediamo quotidianamente, magari raccontato da qualcuno che a modo proprio sta rimettendo insieme i pezzi. Affrontare il caos, l’imprevisto, e uscirne vincitori. Vincenti lo si è già per non essersi arresi: questo è successo, fra gli altri, a Pierdante Piccioni. Il medico che ha perso la memoria a cui è ispirata la celebre fiction Doc – nelle tue mani.
Doc 2, Pierdante Piccioni: “Ricominciare da capo, magari fosse solo una fiction”
La storia sembra davvero quella di un film distopico: la vita dell’uomo cambia una mattina di 9 anni fa quando il Primario 54enne si sta recando da Pavia a Lodi dove lavora in ospedale, la macchina sbanda: l’incidente è piuttosto grave, ma ancor più importante è il fatto che l’uomo resta in coma per poche ore.
Lasso di tempo tradotto in anni, gli stessi che Piccioni ha perso al risveglio. La sua memoria è ferma al 2001: una vita cancellata, un presente da ricostruire e l’incognita del futuro. Una scalata con più ostacoli che possibilità intrapresa grazie all’aiuto dei colleghi (non tutti) che hanno saputo andare oltre e sfidare il calcolo delle probabilità.
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Luca Argentero nei panni del Primario: tutta la verità in un libro
Tutto questo – e anche di più – viene raccontato nel romanzo presentato a fine Marzo, dove l’uomo (con la consulenza e il contributo degli sceneggiatori dell’opera, Francesco Arlanch e Viola Rispoli, oltre al cronista Pierangelo Sapegno) racconta le difficoltà di riappropriasi di sé stesso, ma anche quello che ha imparato da questa disavventura.
“Ho perso i ricordi che hanno formato una parte di me, quel che mi duole di più – ammette – è non riuscire a ricordare i consigli e le consegne di mia madre. Questo evento a tratti tragico mi ha permesso di vedere l’erba dalla parte delle radici, se così possiamo dire. Sono diventato un medico più empatico”, conclude Piccioni. Almeno la sua storia è riuscita a spiccare il volo: esempio per molti, monito per altri. Una favola che non aveva il lieto fine, ma forse l’ha trovato con il tempo.