Dmytro Kuharchuck, comandante del Reggimento Azov a Kiev, si esprime sul battaglione accusato da molti Paesi di essere un gruppo di estremisti che non rispetta i diritti umani. “Siamo nazionalisti ucraini, no estremisti nazisti”
Ex politico, veterano del Donbass e combattente per l’Ucraina, Dmytro Kuharchuck (31 anni) ha parlato del suo Reggimento Azov a Kiev, ritenuto da molte associazioni umanitarie e Paesi uno dei battaglioni più estremisti che commette crimini umanitari.
“Se in passato c’era una minima percentuale di nazisti tra le fila del reggimento, ora questo non esiste più. Sottoponiamo le reclute a lunghe interviste. Il nazismo è lontanissimo da me. La nostra posizione ufficiale, come Azov, è un’altra: siamo nazionalisti ucraini”.
Dalla formazione del Reggimento Azov, avvenuto nel 2014 ad opera di Andrij Biletsky, Kuharchuck è ritenuto uno dei più alti in grado: gestisce il reclutamento dei militari, mettendo insieme gruppi di ultranazionalisti ucraini e attivisti di Maidan.
Il comandante spiega: “Il reggimento che sta difendendo Mariupol è inserito nella Guardia nazionale. Il ministero della Difesa ha promesso di darci lo status di battaglione delle Forze armate. Avremo armi più potenti per uccidere i russi”.
Il Reggimento è dispiegato con due battaglioni attivi a Kiev e uno nella città di Mariupol dove si contano oltre 1.500 uomini. La posizione di Dmytro Kuharchuck sui russi è netta: “perderanno se lanceranno un’offensiva su Kiev con l’aviazione. Lanciano missili sulla città ma non sono in grado di circondare Kiev”.
Il battaglione Azov è accusato di divulgare ideologie naziste ma secondo il comandante, “il problema era che al governo Ucraino non conveniva credere alle nostre supposizioni, al fatto che noi sapevamo che prima o poi saremmo dovuti scendere in guerra contro la Russia. Da qui è nata la nostra immagine di estremisti nazisti”.
È vero che nel Reggimento sono apparse alcune foto che riprendevano l’immagine della svastica ma, come evidenziato da Kuharchuck, “era una piccolissima percentuale. Gente del genere si trova anche nella polizia e in diversi gruppi sociali”.
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I militari che fanno parte del Reggimento sono sottoposti a una serie di interviste nonché a prove di abilità concrete. Dal 24 febbraio, inizio del conflitto, addestrare i soldati come prima non è più possibile ma, fa sapere il comandante, “siamo comunque in grado di selezionare i più motivati, che vengono da noi perché offriamo disciplina e fratellanza”.
Tra le fila del Reggimento Azov, ci sono anche russi, bielorussi, georgiani, croati, americani, inglesi, francesi. Nessuno di questi militari è pagato, sono tutti volontari.
In conclusione, Kuharchuck afferma: “I russi non combattono per la libertà, piuttosto per la negazione della libertà. l’Ucraina, invece, ne è il sinonimo”.
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