È stato scoperto il movente che ha scatenato la furia omicida dell’uomo che la mattina del 21 marzo ha ucciso Tiziana Gatti. Gli inquirenti sono arrivati ad una svolta: “tutto nasce da una crisi sentimentale”
Uno stupido litigio familiare finito però in tragedia, con la morte di Tiziana Gatti. Ciò che avrebbe scatenato la furia omicida di Osborne Tukpeh Antwi, il genero della donna di 62 anni morta il 21 marzo, è stata una discussione nata da una crisi sentimentale tra quest’ultimo e la compagna.
Il fatto è avvenuto a Castelnovo Sotto, nella Bassa Reggiana. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, l’uomo è accusato di omicidio volontario per aver ucciso la suocera.
Omicidio Tiziana Gatti | Il movente della morte è una lite familiare
Secondo gli accertamenti degli investigatori, coordinati dal pm Cristina Piera Giannusa, l’accusato, (36 anni), ha ucciso la suocera perché quest’ultima gli avrebbe chiesto di restituire il cellulare alla figlia, ovvero la compagna con la quale era già in forte crisi sentimentale.
Il fatto è avvenuto nelle prime ore della mattina del 21 marzo. Testimone dell’omicidio anche il figlio 4 anni dell’assassino. A chiamare i soccorsi è stata, invece, la figlia della vittima che non ha assistito al delitto.
Da quanto ricostruito dagli inquirenti, quella mattina l’uomo avrebbe afferrato la suocera dalle braccia e le avrebbe fatto battere la testa sui gradini della scala interna della casa. Tramortita a terra, l’aggressore l’avrebbe accoltellata più volte con una piccola katana in suo possesso.
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Il 36enne si è sempre dichiarato non colpevole sostenendo che la donna è caduta involontariamente sbattendo la testa. Ma sono diverse le testimonianze raccolte che parlano di frequenti i litigi tra suocera e genero.
Il movente sembrerebbe dipeso dalle continue richieste da parte della vittima al genero di lasciare l’appartamento in cui abitava con la compagna e i due figli. La coppia era da diverso tempo già in crisi sentimentale.
Al momento l’uomo è in stato di fermo giudiziario con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi.