La morte della 30enne Samantha D’Incà in stato vegetativo irreversibile è una battaglia vinta dai familiari. La notizia del decesso arriva da fonti sanitarie. Il padre della donna ha così ottenuto l’autorizzazione al trattamento di “fine vita”
La storia di Samantha D’Incà, una ragazza di 30 anni di Belluno, ora ha trovato il suo risvolto sereno. È morta sabato scorso nella struttura socio assistenziale “Gaggia Lante” dove era ricoverata da qualche settimana.
Samy è spirata al termine di un percorso di accompagnamento alla morte medicalmente assistita.
La donna era in coma dal 4 dicembre 2020, a seguito di alcune complicanze sopraggiunte da una grave infezione contratta dopo un’operazione in ospedale per la frattura di un femore.
La lunga battaglia giuridica ingaggiata dalla famiglia di Samantha per il trattamento di “fine vita” è stata finalmente vinta. La richiesta al suicidio assistito è stata accolta dal Tribunale di Belluno e approvata dalla magistratura.
La morte di Samantha D’Incà è sopraggiunta nella casa di cura privata del territorio bellunese in cui la giovane stazionava da diverse settimane.
Samantha non ha lasciato alcun testamento biologico. Per tale motivo, dopo che i medici hanno stabilito il perdurare della sua condizione, il papà, Giorgio D’Incà, ha intrapreso una lunga battaglia giuridica al fine di ottenere il trattamento di “fine vita” per la figlia.
Il via libero al trattamento è stato accolto dal Tribunale di Belluno il 10 novembre 2021 incaricando il padre di Samantha come unico amministratore di sostegno.
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I sanitari della casa di cura hanno dichiarato che nelle ultime settimane le condizioni di salute di Samy sono ulteriormente peggiorate.
Come riporta l’ansa, Samantha D’Incà è morta al termine del percorso di accompagnamento al fine vita richiesto dalla famiglia. Percorso autorizzato anche dalla magistratura a seguito degli approfondimenti effettuati da parte del collegio medico dedicato.
La morte per eutanasia di Samantha D’Incà si aggiunge a quella di Dj Fabo morto in una clinica specializzata in Svizzera e, ancor prima, al suicidio assistito di Piergiorgio Welby e a quella più recente di Mario.
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