I pm Paolo Filippini e Carlo Scalas hanno rinnovato davanti al gup Chiara Valori la richiesta di rinvio a giudizio per il governatore Attilio Fontana. Lui, il cognato Andrea Dini e altre 3 persone sono imputate per il caso camici. L’accusa è di frode in pubbliche forniture.
Nuova tegola giudiziaria per il governatore della Lombardia Attilio Fontana. I pm Paolo Filippini e Carlo Scalas hanno chiesto per lui il rinvio a giudizio. Stessa richiesta anche per il cognato Andrea Dini e per gli altri 3 coimputati.
La vicenda è quella dell’affidamento di una fornitura, poi trasformata in donazione, di 75mila camici e altri dispositivi di protezione individuale a Dama Spa, la società del cognato di Fontana, Andrea Dini, per un valore di circa mezzo milione di euro. Oltre Fontana sono imputati lo stesso Dini, Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, dirigenti di Aria spa, la centrale acquisti regionale, e il vicesegretario generale della Regione Pier Attilio Superti. Il reato contestato è frode in pubbliche forniture.
La difesa di Fontana: Nessuna frode e nessun danno
I pm milanesi Paolo Filippini e Carlo Scalas“hanno dato una lettura molto accusatoria” del caso camici, sostiene il difensore di Fontana, l’avvocato Jacopo Pensa.
Per il legale, quella dell’accusa “è una lettura attraverso la quale i pm individuano un elemento a loro avviso fraudolento, ingannatorio e malizioso in tutta la vicenda della donazione” dei camici e di altri Dpi a Regione Lombardia.
“Secondo i pm tutta la vicenda deve andare a dibattimento per il cosiddetto vaglio dibattimentale”, ha chiarito l’avvocato Pensa sottolineando che in questa vicenda coinvolge “persone per bene. In questo caso il fatto è pacifico, quello che conta è l’interpretazione del fatto”.
“Attilio Fontana aspetta serenamente“, hanno aggiunto i legali di Fontana, Jacopo Pensa e Federico Papa. “La nostra difesa sarà molto semplice perché il fatto è in sé semplicissimo: non c’è stata nessuna tipologia di danno per la pubblica amministrazione, nessuna frode, c’è semplicemente una donazione invece di un pagamento”, ha chiarito l’avvocato Papa.
Il legale ha precisato che “non c’è stato alcun pagamento” da parte di Regione Lombardia che “non si è costituita parte civile”, “non ci sono persone offese, perché non c’è un danno patrimoniale in capo alla pubblica amministrazione e tanto meno ai cittadini”. Al contrario, “c’è stato un risparmio in capo alla Regione Lombardia”, grazie al fatto che la fornitura di camici affidata a Dama Spa, società del cognato di Fontana Andrea Dini, è stata trasformata in una donazione. Si tornerà in aula il 29 aprile per le discussioni delle difese e il 13 maggio per la decisione.