Dopo un inverno ad alta contagiosità la pandemia sembra che abbia allentato la morsa. Pian piano le misure restrittive si stanno allentando per un ritorno alla normalità tanto atteso. E adesso si contano anche gli sprechi nel corso della gestione delle emergenza.
Due anni di sacrifici e restrizioni che hanno portato il governo a prendere misure importanti per arginare la pandemia. Scelte molte giuste, ma altre completamente sbagliate e che hanno prodotto un esborso di milioni di euro, letteralmente bruciati.
Il governo nel pieno della pandemia aveva deciso di creare una struttura commissariale che si occupasse dell’emergenza covid. Una struttura gestita da Domenico Arcuri. Proprio il commissario straordinario ebbe il compito di comprare le cosiddette “di comunità“ per sopperire alla difficoltà di approvvigionamento.
Una scelta infelice quella di Arcuri che optò per delle mascherine non certificate e mai richieste dalle Regioni.
Al macero 218 milioni di mascherine non a norma acquistate dall’ex commissario straordinario Domenico Arcuri
Le mascherine acquistate durante il primo lockdown furono in totale 218 milioni ed erano composte soprattutto di tessuto e poco filtranti. Per quelle mascherine mai usate lo Stato ha dovuto anche spendere un costo di giacenza di 313mila euro al mese.
Uno sperpero di denaro pubblico che adesso andrà al macero. Le mascherine, infatti, saranno bruciate. Il commissario Francesco Figliuolo negli ultimi mesi ha cercato inutilmente di venderle, senza successo. Adesso non gli tocca che mandarle in cenere, con un altro costo di quasi 700mila euro netti. Figliulo ha designato A2a Recycling, la società a Novate Milanese che si occupa di selezione, stoccaggio e trattamento dei rifiuti e dei residui, per le operazioni di smaltimento che coinvolgeranno i termovalorizzatori del gruppo A2a.
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Solo una minima parte di materiale sarà recuperabile per il riciclo attraverso gli impianti di trattamento.