In questi giorni il caro benzina ha messo in ginocchio l’intero Paese. Con il prezzo di diesel e gasolio ben oltre i due euro, automobilisti e autotrasportatori sono in difficoltà. E il timore di un nuovo aumento dei prezzi, insieme a un timore di carenza di carburante ha provocato code chilometriche ai distributori di benzina. Perché in Italia i prezzi sono così alti? Cosa succederà con la guerra in Ucraina? A Free.it l’economista Emiliano Brancaccio.
Il caro benzina fa paura agli automobilisti italiani. Il prezzo del carburante è salito oltre i due euro creando non pochi problemi anche agli autotrasportatori, che infatti, da oggi hanno iniziato uno sciopero. C’è paura che i prezzi possano ancora salire e che il perdurare della crisi in Ucraina possa comportare, poi, un improvviso cale delle scorte. Di qui la corsa di questi giorni alle pompe di benzina, con code chilometriche per fare il pieno. Ma ha davvero senso questa corsa al rifornimento? E perché, rispetto ad altri Paesi europei, in Italia la benzina costa così tanto? A Free.it l’economista Emiliano Brancaccio.
Che cosa sta succedendo in Italia? Perché il prezzo della benzina è alle stelle?
“La spiegazione è semplice. Assistiamo a un fenomeno di tipo speculativo. Significa che non c’è una scarsità di materie prime, di energia, in particolare di petrolio e di carburante tale da giustificare questo incremento dei prezzi. Quel che sta avvenendo è che ci sono degli operatori professionisti sul mercato, i distributori, che si frappongono tra le prime fasi del processo produttivo e i consumatori finali. In pratia acquistano per poi rivendere a prezzi più elevati. Questo è essenzialmente ciò che succede in questi giorni ed è un’operazione chiamiamola rialzista. Tipica di chi vuole fare speculazioni. Cioè spiega l’inflazione di queste ultime settimane, che segue, però, una tendenza che viene da più da lontano. E che ha delle determinanti un po’ più complesse”.
Che cosa si può fare? Cosa può fare il governo?
“Si dovrebbe innanzitutto dire che “è il capitalismo bellezza”, per cui il ministro Cingolani o il segretario Letta che dicono che queste sono truffe dovrebbero mettersi d’accordo un po’ con se stessi. Perché, in realtà, sono meccanismi tipici della logica del capitalismo dove aspettative rialziste sui prezzi come tipico delle fasi di guerra generano comportamenti speculativi. Bisognerebbe bloccare la speculazione, cioè bisognerebbe attuare quella che talvolta viene definita una repressione della finanza. Una repressione della speculazione. Certo, nel manuale dei bravi eretici della politica economica c’è scritto questo. Ma a me non risulta che il governo attuale abbia in mente questo tipo di repressione finanziaria o di repressione dei meccanismi. Mi sembra che non sia nell’agenda del governo”.
Caro benzina, economista Brancaccio a Free.it “Le cose potrebbero peggiorare…”
Quindi, le cose potrebbero anche peggiorare?
“Le cose potrebbero peggiorare. Quanta più incertezza si ravvisa nel futuro e i fenomeni bellici alimentano l’incertezza, tanto più gli speculatori giocano pesante. Soprattutto sui mercati chiave e i mercati delle materie prime lo sono. Dopodiché c’è una tendenza inflazionistica più di lungo periodo che viene dal rimbalzo economico dell’anno scorso. Quello è un fenomeno che dovrebbe, invece, attenuarsi”.
Cioè, se mi sta chiedendo un’aspettativa sulle dinamiche dell’inflazione più in generale, allora sì quella è una aspettativa che magari potrebbe attenuarsi. Ma di certo più incertezza c’è sui mercati, più la speculazione imperversa. Quindi, diciamo, in una prima fase di movimenti speculativi, la situazione potrebbe anche aggravarsi ancora”.
Questa non è una domanda di tipo economico, ma più di tipo sociale. Considerando questa speculazione, ha senso in questi giorni fare la fila ai le pompe di benzina?
“Mah, guardi…in tutta franchezza questi sono tipici fenomeni di psicosi collettiva. L’abbiamo già visto in tante circostanze, in tante situazioni. A me, per quel che mi risulta, non pare che vi siano problemi di approvvigionamento energetico. Nell’attuale fase anche del conflitto, non ci sono ancora problemi di approvvigionamento energetico. E’ possibile che ci siano tendenze al rialzo che potrebbero derivare da un nuovo assetto delle relazioni internazionali, questo sì. Ma francamente, da qui ad andare alla pompa di benzina per fare il pieno, direi che non c’è una logica molto precisa in questo in questo comportamento molto diffuso. Poi magari anche io domani vado a fare il pieno, per rassicurarmi. Ma non è che mi considererei particolarmente razionale”.
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