I finanzieri hanno eseguito 33 arresti durante l’operazione “Ferromat”: rifiuti metallici senza alcun rispetto per le norme europee e anche tanto altro.
La Guardia di Finanza ha effettuato decine di perquisizioni e arrestato 33 persone durante l’operazione denominata “Ferromat“. Indagini degli inquirenti sul presunto traffico illecito di rifiuti metallici, nonché sull’emissione di documentazioni in realtà inesistente. Controlli ad ampio raggio dei finanzieri in Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana.
Secondo quanto accertato dalla Dda di Torino, la documentazione falsa avrebbe permesso di mettere sul mercato dei rottami di ferro, nonché dei rifiuti metallici, privi dei requisiti previsti dalla normativa europea sul settore. Completamente assenti i dati sulla tracciabilità, così come la conformità del materiale.
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Operazione Ferromat, indagini in corso: cosa è stato scoperto sui rifiuti metallici
I gruppi criminali avrebbero operato fra Italia e Germania in particolare ormai dal 2015. Le documentazioni amministrative e fiscali avrebbero trasformato le procedure illegali in modalità “assolutamente regolari“. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato occultata la provenienza e anche la tracciabilità sul sistema di produzione, recupero del materiale e conseguente smaltimento.
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Le dichiarazioni false avrebbero così permesso agli imprenditori di utilizzare materiale in nero e quindi senza alcuna possibilità di tracciare i pagamenti. Indagini in corso per otto società attivi nel commercio di rottami metallici: le strutture sarebbero state poste sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. Le indagini avrebbero così appurato un sistema ben congegnato e con una struttura ben precisa.