Sting torna a cantare “Russians”. Il brano dopo 36 anni assume un’accezione ancor più forte: il conflitto ucraino rende tutto più commovente.
La musica può fermare il conflitto: lo insegna la storia, basta dare un’opportunità alla pace. “Give Peace a Chance”, come canta John Lennon in un brano che suona come un appello senza tempo. Il tempo proprio in queste settimane, con vista sull’Ucraina, sembra essersi fermato. L’illusione amara e consapevole di essere dinnanzi a uno spettacolo indecente: tornati indietro di troppi anni, di fronte allo scoppio delle bombe.
Le guerre ci sono sempre state, ma viverle da vicino lascia sempre un senso di smarrimento con cui – chi più, chi meno – forzatamente convive. L’Europa si era abituata alla pace al punto da darla ormai per scontata. Di scontato, a questo mondo, non c’è nulla: lo insegnano, fra le altre cose, anche le canzoni.
Sting canta per l’Ucraina: “Russians” torna a essere un simbolo
Le uniche – dice Ligabue, ma non solo – di cui ci si può fidare. Il Maestro – con la M maiuscola – è Sting. Artista unico che, però, come tanti, si batte per la pace. L’altro è Gilmour. Percorsi e vissuti diversi, stesso intento. Torna attuale il cantautore militante: l’uomo che ci mette la faccia, o meglio: la voce, per dire basta. Dare – sulle orme di Lennon – un’opportunità alla pace.
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L’armonia si auspica e si canta, perché tra il dire e il fare ci sono (quasi sempre) le note: di merito, dolenti e stonate, ma mai banali. Sting torna a cantare “Russians” dopo 36 anni, un video social: ciò che conta meno è l’esecuzione. Quel che conta di più è il significato: una stretta attorno al popolo ucraino.
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Le note che arrivano al cuore spezzato, perchè talvolta basta poco per animare le suggestioni più intime. Una raccolta fondi sullo sfondo, ma ciò che preme è il raccoglimento. Nella speranza di un cessate il fuoco: le uniche bombe concesse sono quelle canore. Sting dà l’esempio, ora tocca agli altri.