Dorohusk è un piccolo comune rurale Polacco con appena 7000 abitanti, ma da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è diventato uno snodo fondamentale per i profughi. Il racconto dell’inviata di Free.it
Poco più di 7000 anime Dorohusk, un posto di frontiera al confine tra la Polonia e l’Ucraina, a sei ore di auto da Kiev. Dall’inizio del conflitto è diventato un crocevia di persone che scappano dalle zone del conflitto, e arrivano lì per poi decidere in quale posto d’Europa spostarsi. È proprio qui che si trova l’inviata di Free.it per testimoniare l’esodo di una popolazione martoriata ormai da giorni, da attacchi e bombardamenti Russi.
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“Lo scenario è quello che abbiamo visto ieri a Varsavia -racconta – un’incessante processione di donne e bambini che arrivano e vengono subito rifocillati dal personale della Caritas, ma non soltanto“. Tutta la città è stata mobilitata per la prima accoglienza: “C’è un’organizzazione impeccabile – continua Bianca – pianificata in pochissimo tempo dalle organizzazioni locali. Le persone vengono accolte in una reception, e poi smistate in base al luogo dove sono dirette“.
Dorohusk non è però soltanto un luogo di arrivo dei profughi, ma anche un centro dove arrivano gli aiuti da tutta Europa per dare una mano alla popolazione. “C’è gente che viene dalla Germania, dall’Italia, dall’Inghilterra. Tutti sono disponibili ad offrire un passaggio a chi ha necessità, o una casa per chi non ce l’ha più“. “Io vengo da Berlino – racconta un ragazzo – sono arrivato per dare una mano a chi ne ha bisogno. Faccio parte di un’organizzazione umanitaria, e in Germania il problema dei rifugiati è molto sentito“.
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Oltre a lui, c’è una ragazza dai capelli biondi, che tiene in mano un cartello scritto su un pezzo di cartone. Offre una casa gratuitamente per una mamma con uno o due bambini. “Ma non sono i soli – riporta la nostra inviata -sono decine e decine le persone che si sono messe a disposizione per allontanare il più possibile questa popolazione dalla guerra“. Una corsa senza sosta nella speranza, che questo conflitto possa fermarsi il prima possibile
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