Dal primo giorno di combattimenti, la Polonia è stata la prima via di fuga dall’Ucraina. L’abbraccio, il conforto, l’aiuto. Dalle zuppe portate al confine per accogliere i profughi, agli aiuti più disparati di cittadini arrivati da ogni parte d’Europa, soprattutto dall’Italia. Nella stazione di Varsavia, dove si trova la nostra inviata, anche Daniela e Timothy, partiti da Grosseto per aiutare un popolo disperato e straziato dalla guerra.
Sono soprattutto le donne e i bambini che come riferisce la nostra inviata a Varsavia Bianca Senatore, affollano tutta la stazione nella speranza di fuggire dalla guerra. “La situazione è concitata nella stazione degli autobus dove mi trovo, c’è un grande affollamento di gente che arriva, ma anche molta gente che ritorna in Ucraina” racconta Bianca.
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Sono gli uomini che accompagnate, mogli, madri e figlie, ritornano indietro, per andare a combattere per il loro Paese che non vogliono lasciare in mano ai Russi. Ci sono ucraini ma anche polacchi nella stazione di Varsavia, arrivati carichi di grossi fagotti, buste di plastica o sacche, dove hanno messo qualsiasi cosa possa servire ai soldati che ritornano a combattere.
“Molta gente sta mandando viveri – continua la nostra inviata – beni di primo conforto, che ormai nelle città sventrate dalle bombe è difficile reperire. Ho visto viveri di ogni genere, ma anche calzini, giubbotti, coperte e qualsiasi cosa possa proteggere dal freddo pungente di questi giorni”.
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Ci sono anche Italiani, che facendo un viaggio di 20 ore sono partiti da Grosseto e arrivati fino in Polonia per portare medicinali e vestiario per aiutare gli Ucraini. Sono Daniela 58 anni e suo nipote Timothy di 28 anni. “Abbiamo deciso di corsa di venire qui, volevamo fare qualcosa di concreto – dice Daniela – ho chiamato il sindaco di Roccastrada abbiamo organizzato una raccolta di beni di prima necessità, e siamo partiti con il furgone“. Ora alla stazione degli autobus, cercano di dare una mano ai connazionali o agli ucraini, per riportarli con loro in Italia, o lasciarli a Varsavia. “Aspettiamo fino a che non abbiamo riempito il furgone di persone che hanno bisogno di un aiuto” racconta Daniela.
Però alla stazione ci sono anche ragazzi giovani che risalgono sugli autobus, per tornare a quello che viene definito ormai il fronte di guerra. “Li riconosci dagli occhi tristi, ma dal coraggio enorme e da quell’attaccamento alla loro Patria che non lasciano in mani nemiche. Nonostante il caos, le valige e i sacchi ammucchiati di chi ha preso quelle poche cose è fuggito, c’è comunque un’organizzazione molto efficace da parte dei volontari polacchi“. Un racconto concitato e commovente che mostra un altro lato della guerra, quello della solidarietà tra popoli.
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