Abramovich ha deciso di vendere il Chelsea per aiutare le vittime di guerra ucraine. Sorpresa per le parole dell’oligarca da sempre vicino a Putin.
La guerra fra Russia e Ucraina sta portando a scenari immediati che mai nessuno si sarebbe aspettato. Anche Roman Abramovich ha deciso di fare la sua parte a favore di Kiev e delle altre città devastate dal conflitto. Dopo la vittoria della Champions League del 2021, ora si vede costretto dopo vent’anni a vendere il Chelsea. Alla base la preoccupazione per le sanzioni che stanno prendendo di mira gli oligarchi in terra britannica.
Abramovich ha acquistato la squadra di calcio, che milita nella Premier League inglese, nel 2003. Fino ad oggi, il bottino che ha affermato nel palmarès della squadra vede 5 campionati nazionali vinti; 2 Champions League; 2 Europa League; 1 Campionato del mondo per club e tante altre coppe. Il suo addio sarebbe un vero e proprio colpo al cuore per i tifosi, che hanno festeggiato il massimo titolo europeo nell’estate 2021.
Chelsea owner Roman Abramovich has confirmed that he will sell the club.
He says he will not be asking for any loans to be repaid.
A charitable foundation will be set up, with "all net proceeds from the sale to be donated for the benefit of all victims of the war in Ukraine."
— BBC Sport (@BBCSport) March 2, 2022
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Abramovich si schiera in favore delle vittime di guerra in Ucraina
Il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, ha deciso di bandire gli oligarchi russi dalla propria terra. Questi possiedono palazzi storici nella City e sponsorizzano delle università private e non, come quella di Oxford. Sarà “L’Unità per i casi speciali” ad occuparsi della questione inerente a tali soggetti. Il presidente della squadra londinese è anche molto amico di Putin, fatto che aggrava la sua posizione.
“Spero di poter tornare almeno una volta allo Stamford Bridge”, ha affermato Roman Abramovich rammaricato. La priorità ora è vendere il Chelsea, con il ricavato voglio aiutare le famiglie delle vittime della guerra in Ucraina”. La sua posizione lo obbliga a vendere tutti gli averi in terra inglese, per via della coercizione voluta nei suoi confronti e di quelli dei suoi simili, dal piano di sicurezza e antiterrorismo britannici.