Roman Abramovich, uno degli uomini più vicini a Putin in questa situazione di guerra: l’ex proprietario del Chelsea rischia di perdere tutto.
Roman Abramovich, tutto o niente. L’uomo è sempre stato circondato da un alone di mistero: presente in questi anni anche nel calcio, grazie al Chelsea, senza dare troppo nell’occhio. Quello che si poteva permettere di tenere uno come Antonio Conte a libro paga nonostante avesse pronti già altri due, tre allenatori.
Quando l’ex allenatore dell’Inter gli fece causa e vinse, il magnate pagò senza battere ciglio una “buonuscita” da capogiro. I soldi per Roman non sono mai stati un problema, fino allo scoppio della guerra: il conflitto ucraino rischia di diventare la sua Kryptonite. Da Superman a Peter Parker e la colpa è di Putin: il magnate infatti è uno degli uomini più vicini al leader russo, presente anche ai primi negoziati di pace.
Abramovich nega di essere il “terzo occhio” di Vladimir, ma le cose sono leggermente più complicate di come appaiono: anche se lui prende – inevitabilmente – le distanze, il nome ormai è strettamente collegato a quello di Putin. Questo, agli occhi dell’Europa e del potere geopolitico, significa accanimento: o termina la guerra entro tempi ragionevoli – anche se in questa situazione di ragionevole non c’è niente – oppure sarà stangata a livello economico. Per tutti, nessuno escluso.
L’Europa sta facendo “terra bruciata”, per quelli che sono i rapporti di forza ed economico-finanziari, alla Russia. Abramovich al centro del mirino: sotto esame il suo patrimonio, per questo – onde evitare di essere inghiottito dalle sanzioni – starebbe cercando di disfarsi delle sue proprietà più ingenti. Altrimenti la Spada di Damocle sarebbe non indifferente.
Il Chelsea potrebbe essere messo in vendita prima di subito, contesto dal quale ha già preso le distanze. Poi c’è la residenza di Kensington Palace Gardens: un complesso da 200 milioni di euro. Altri 25 milioni di euro una casa acquistata a Chelsea, la “dependance” quando voleva seguire la squadra.
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Gli agenti immobiliari sono già con il taccuino in mano: la situazione è complicata, perchè Abramovich si vuole liberare di alcune importanti “zavorre” sul piano economico, ma piazzare sul mercato – in un periodo storico del genere – beni di questa portata non è semplice. Anche qui potrebbero giungere in soccorso i cinesi: alcuni magnati orientali sarebbero interessati ai capitali di Abramovich, ma è tutto in divenire.
In questo momento il magnate russo pende dalle labbra di Boris Johnson: il Primo Ministro britannico si allinea alla condotta generale e dichiara “Quegli oligarchi che hanno connessioni con il regime di Putin e traggono beneficio dall’associazione con lo Stato Russo vedranno confiscate le loro proprietà“.
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Una vera e propria dichiarazione di guerra (economica) che Abramovich vuole scampare: London calling. Londra chiama, la risposta di Abramovich deve essere celere. Anche se potrebbe non bastare.
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