Guerra in Ucraina, tensione in Rai. Valerio Nicolosi di Micromega bersagliato dalle polemiche: nel mirino i collegamenti esterni.
Guerra in Ucraina, la questione è anche mediatica. La televisione italiana sta raccontando il conflitto con una copertura massima, grazie agli speciali della tv pubblica: tg, ma anche approfondimento e analisi con programmi dedicati.
Il caso scoppia in Viale Mazzini quando gli addetti ai lavori, con la collaborazione del Sindacato dei Giornalisti, fanno notare come dalle parti di Mamma Rai la situazione sia intricata: 7 infatti sono gli inviati a libro paga della televisione pubblica, ma il TG1 affida i collegamenti esterni a una società di consulenza e supporto. Nella fattispecie Micromega, con Valerio Nicolosi inviato sul campo. La scelta non è andata giù a molti e non sono da escludere provvedimenti e iniziative di protesta.
Guerra in Ucraina, tensione in Rai: Micromedia fa scoppiare il caos tra gli inviati
Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai – Michele Anzaldi – ha sottolineato, in una nota congiunta con le sigle sindacali, come il problema non riguardi soltanto la rete ammiraglia: “Una decisione miope che attanaglia tutte le reti Rai – si legge – affidare a consulenti esterni il lavoro che possono e dovrebbero fare risorse che paghiamo noi”.
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Inoltre ci sarebbe il problema dei costi: ingaggiare partner come Micromega ha un costo, fattore che Anzaldi non sottovaluta alla luce anche delle continue gaffe che talvolta vengono fatte e riportate prontamente da Dagospia.
Il Tg1 ha spedito ben SETTE inviati pagati da noi per seguire la guerra russo-ucraina, ma è costretto a rivolgersi a un esterno, Valerio Nicolosi, per la cronaca da Kiev, ovvero il luogo cruciale del conflitto. Tanto paga il cittadino… #VigilanzaTv #VTVhttps://t.co/l2fh2nhuhs
— VigilanzaTv (@VigilanzaT) March 1, 2022
Nervi tesi attorno al Cavallo della Rai, sempre più imbizzarrito al cospetto dell’informazione. Spesso tradita nei dettagli: sfumature che i telespettatori a casa non percepiscono, ma chi popola il settore giornalistico non può fare a meno di notare un certo fermento. Dalla guerra sul campo di battaglia alle avvisaglie fra le scrivanie: una diatriba – quella che coinvolge la Rai Radiotelevisione Italiana – destinata a durare.