Calcio, Lewandowski “Non voglio giocare a Mosca”

Lewandowski ha approvato la scelta della Polonia di non giocare a Mosca. L’isolamento sportivo russo continua.

Lewandowski triste
Robert Lewandowski nella partita disputata fra Arsenal e Bayern Monaco (AnsaFoto)

Anche il capitano della nazionale polacca ha approvato l’idea di non presentarsi in terra russa per la partita da disputare. Robert Lewandowski l’ha recentemente affermato, aggiungendo che con questa situazione non è fattibile presentarsi in casa della Russia. Un’opzione decisa da molti ambiti del settore sportivo, che si è schierato in toto dalla parte della pace.

L’uomo è il pluricampione che gioca, come attaccante, nella squadra tedesca del Bayern di Monaco. Il suo blasone lo ha affermato a suon di goal e di record internazionali. Oggi, alla veneranda età di 34 anni, può vantare nel palmares una Champions League, una Supercoppa europea e un Mondiale per club, oltre ai vari campionati vinti in patria e in Germania.

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Le parole di Robert Lewandowski, e non solo, in merito alla crisi ucraina

Il portiere della Polonia
Il portiere della Polonia Szcezny (AnsaFoto)

“La popolazione russa non è colpevole per la guerra in atto”, ha voluto precisare il campione. Un monito che intende dare atto alla reazione del mondo calcistico alla terribile crisi ucraina che sta  impaurendo il mondo. “Non voglio giocare a Mosca, non ci sono le condizioni”, ha poi proseguito il capitano della nazionale di calcio polacca. A questi ultimi, si è aggiunta anche la Svezia, che ha deciso di non voler affrontare la Russia nei play-off validi per i mondiali.

Inoltre, il connazionale del giocatore del Bayern, Wojciech Szczesny, ha affermato che è una decisione giusta non giocare contro la squadra “che rappresenta i valori dimostrati di recente”. Il portiere della Juventus ha la moglie di nazionale ucraina, quindi, sente parecchio questa guerra.

Un isolamento sportivo totale alla nazione guidata dal presidente Vladimir Putin. Partendo dallo spostamento della finale di Champions League, da San Pietroburgo a Parigi, fino ad arrivare all’annullamento del GP di Sochi. Il mondo dello sport si schiera unito a favore di un’unica parola: pace.

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