Champions League, la situazione in Ucraina cambia gli equilibri del calcio internazionale. L’ultimo atto lontano da San Pietroburgo.
Era nell’aria, esattamente come la diffidenza di queste ore. La finale di Champions League non si giocherà a San Pietroburgo: un primo tassello delle conseguenze in merito al conflitto Russia-Ucraina che, in queste ore, sta tenendo l’Europa e il mondo con il fiato sospeso. Sono stati promessi provvedimenti e questo è il primo.
Non ha nulla a che vedere con le sanzioni economiche che rischia la Russia per aver violato – secondo la Commissione Europea e non solo – norme fondamentali del Diritto Internazionale, ma è una prima importante stoccata all’economia del Paese e soprattutto un duro colpo per Gasprom che con lo stadio della finale e la UEFA aveva più di qualche coinvolgimento. Si cambia tutto. Nuova sede e altrettante priorità.
Innanzitutto giocare in sicurezza: lontano da possibili ripercussioni, perchè per come si sta mettendo la situazione sul piano geopolitico il rischio c’è. Poi occorre intelaiare, e il tempo è poco in vista di Maggio, tutta quella serie di contatti e contratti che erano stati presi e stipulati per mettere in moto la macchina della Champions League.
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L’evento in sé – come tutti sanno – non è solo calcio: quello che avviene nell’ultimo atto della nota competizione è un misto di emozioni e suggestioni che prendono forma di volta in volta con mezzi diversi a seconda della disponibilità. Il pre e post partita sono veri e propri baluardi di stile e capacità con varie dimostrazioni ed esibizioni a confronto. Una sorta di SuperBowl, ma molto ridimensionato.
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Alla luce di questo si è scelta Parigi: la città dell’amore, ma soprattutto la città dei campioni Messi, Neymar e Mbappè. I talenti del calcio mondiale sono lì, allora tanto vale spostare l’intera macchina organizzativa nella “patria degli Dei”. Prima che sia troppo tardi. La decisione è arrivata con un comunicato ufficiale: “La finale si giocherà – come previsto – Sabato 28 Maggio alle 21.00. La UEFA – si legge nella nota – sosterrà pienamente gli sforzi multi-stakeholder per garantire il soccorso ai calciatori e alle loro famiglie in Ucraina che stanno affrontando terribili sofferenze umane, distruzione e sfollamento”. Un primo passo verso la concordia sembra essere stato fatto.
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