Giorgio Armani, da possibile grande assente a protagonista della Fashion Week di Milano, la nuova collezione è un tripudio di suggestioni.
Giorgio Armani torna in passerella e si sente. Il “Re” della moda Made in Italy si riaffaccia nel mondo degli eventi con la Fashion Week di Milano: lui, che non si è mai sottratto ad alcun tipo di confronto, l’abbiamo visto anche alla prima della Scala con Mattarella, ha rischiato di dare forfait alla settimana della moda milanese.
Una scelta dettata dagli impegni e la condizione di salute. Non la sua, anche se come tutti ha bisogno di salvaguardia, ma quella del Paese. Ancora alle prese con il Covid e le sue incognite: Armani voleva evitare rischi. L’aveva detto qualche mese fa, quando la situazione era molto diversa da questa.
Giorgio Armani “Re” della Fashion Week: le particolarità della nuova collezione
Ora si può iniziare – senza farci troppo l’abitudine – a parlare di allargamento delle maglie. Dalla fine di marzo termina lo stato di emergenza: il Covid non è finito, ma l’Italia sta percorrendo l’ultima importante fase di quella che è stata una maratona di due anni.
I segnali incoraggianti fanno sì che Armani possa ritornare e mostrare le novità della propria collezione: l’eleganza, stavolta, è nell’atteggiamento. Prima ancora che in passerella. Lo stilista, infatti, invita alla sfilata i suoi dipendenti: circa 400 posti in più per far godere anche a loro il palcoscenico della ribalta dopo due anni di sacrifici a causa della pandemia. L’unione fa la forza, non se lo dimentica Armani: il suo Emporio è la quintessenza del lusso anche – forse soprattutto – grazie alle numerose persone che lo assistono.
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Il “Re” mostra l’altra faccia del suo regno in un periodo in cui gli appellativi di sovranità costano cari: lo stilista non dimentica quello che sta succedendo in Ucraina. L’attenzione va anche a loro, visto che Armani – da sempre – ha abbinato alla moda il concetto di inclusione sociale lontano da qualsiasi forma di conflitto: un conto è la competitività, un altro è l’acredine figlio della frustrazione. In grado di portare solo nefandezza. Il trionfo dello stile è appunto la capacità di “farsi ricordare” – citandolo – amabilmente attraverso la particolarità di ogni dettaglio. La vera arma per emergere resta la classe, non la prevaricazione, né tantomeno la violenza.