Dopo sei anni di iter giudiziario arriva la condanna per l’imprenditore romano Francesco Becchetti, che nel 2014 aveva dato vita in Albania ad Agon Channel.
Sono quattro i capi d’accusa che la Corte di primo grado di Tirana ha imposto oggi all’imprenditore romano Francesco Becchetti, ex proprietario di Agon Channel, la prima tv italiana con sede a Tirana e in onda sul digitale terrestre dal 2014 al 2015. Accuse pesanti quelle della magistratura albanese: falso in documentazione, appropriazione indebita, riciclaggio di denaro ed evasione, sono costati all’imprenditore 17 anni di carcere.
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Secondo gli inquirenti albanesi, Becchetti avrebbe messo in piedi tra il 2007 e il 2013 un: “gigantesco meccanismo di riciclaggio che gli avrebbe fruttato 38 milioni di euro” sostengono. Avrebbe inoltre, a loro dire, frodato il fisco per oltre 5 milioni, tramite quattro sue società in Albania.
Fallimento Agon Channel, corte Tirana condanna anche i collaboratori
Oltre a Becchetti, sono stati condannati anche alcuni collaboratori. Sedici anni di reclusione per Mauro de Renzis, 8 anni per la madre di Becchetti, Liliana Condomitti, 8 anni per una collaboratrice albanese Erjona Troplini. Sono tutti accusati di aver falsificato, a favore dell’imprenditore romano, la documentazione sulla centrale idroelettrica di Kalivac, che avrebbe dovuto essere costruita a fine anni ’90 da una delle sue società, e mai portata a termine.
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Le 4 società di Becchetti, passeranno ora allo Stato albanese. Dal canto suo, l’imprenditore romano ha sempre parlato di: “Un processo politico, una ritorsione da parte del governo di Tirana, legata alla sua emittente televisiva che ha sempre fatto informazione libera“.
Fallimento Agon Channel, l’imprenditore aveva vinto contro l’Albania
Proprio per Agon Channel, nell’aprile 2021 Becchetti aveva vinto il processo contro lo Stato albanese, presso il Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti.
In quell’occasione un arbitrato internazionale, parte del Gruppo della Banca Mondiale, gli diede ragione e il diritto di ricevere un risarcimento di 110 milioni di euro. Questo perché, sempre secondo l’arbitraggio internazionale, la chiusura dell’emittente televisiva: “Era stata motivata politicamente“.