Giuseppe Lenoci morto a 16 anni durante uno stage, la rabbia dei genitori: “Nostro figlio non doveva essere su quel furgone”. La Procura di Ancona apre un fascicolo per omicidio stradale.
Non si può morire di studio. Lo shock per la morte di Giuseppe Lenoci, la seconda in sole tre settimane dopo quella di Lorenzo Parelli, durante l’alternanza scuola-lavoro lascia un enorme senso di vuoto. Il sedicenne di Monte Urano, deceduto lunedì in un incidente stradale, stava raggiungendo Serra de’ Conti, in provincia di Ancona.
“Non doveva salire su quel furgone, non doveva”, sono le uniche parole che i genitori del ragazzo, sconsolati, sono riusciti a dire alla Sindaca di Monte Urano Moira Canigola. Giuseppe non doveva trovarsi a bordo del veicolo perché “non era prevista in maniera assoluta l’uscita dall’azienda”, spiega la zia. Che poi aggiunge: “Gli avvocati ci stanno aggiornando man mano, ma il ragazzo doveva restare in ditta. Non so dire se quel giorno la scuola avesse firmato un permesso, ma non era previsto dai protocolli“, conclude.
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Intanto la Procura di Ancona ha aperto un fascicolo, l’operaio della Termoservicegas che si trovava alla guida del furgone che si è schiantato contro un albero, è ora indagato per omicidio stradale. L’uomo è al momento ricoverato con diversi traumi presso l’Ospedale Torrette di Ancona, e non è stato ancora interrogato.
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Intanto la politica si interroga sulla prematura scomparsa in poche settimane di due ragazzi a causa di incidenti durante l’alternanza scuola-lavoro. “La tragica morte di Lorenzo Parelli e di Giuseppe Lenoci, i due studenti morti a un mese di distanza l’uno dall’altro mentre stavano svolgendo un periodo di formazione in azienda, impone una attenta e profonda riflessione“, dichiarano i Senatori del Movimento Cinque Stelle della Commissione d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia. “L’alternanza scuola-lavoro che la formazione professionale sono importanti”, dice invece il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. “Ma con le Regioni dobbiamo rivederli – prosegue – per mettere al centro il progetto educativo, non può essere un surrogato del lavoro“, conclude.
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