Dopo che ieri è arrivata la bocciatura di referendum sull’eutanasia, oggi era atteso il parere della Consulta sulla cannabis. Nel pomeriggio è stato ritenuto inammissibile. Il quesito, che tra le altre cose, prevede la depenalizzazione per la coltivazione di cannabis per uso personale ha ottenuto 630mila firme. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it , Marco Perduca, presidente del Comitato referendario e membro dell’Associazione Luca Coscioni, commenta quanto accaduto oggi.
C’era molta attesa per la decisione della Consulta sul referendum sulla cannabis. Ieri è arrivato il parere negativo sulla questione dell’eutanasia, i timori dei promotori del quesito era che oggi potesse arrivare un altro responso non favorevole. A metà pomeriggio quelle sensazioni non ottimistiche sono diventate realtà. Il Referendum è stato dichiarato inammissibile. Le associazioni che hanno portato avanti la proposta di referendum, tra cui Meglio legale, Antigone e Luca Coscioni non si arrendono. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it , il presidente del Comitato per il referendum e membro dell’Associazione Coscioni, Marco Perduca replica così.
Come commentate il verdetto della Consulta?
“Il presidente Amato si è assunto la responsabilità di palesare la sua ignoranza in materia. Quanto afferma relativamente alle tabelle è errato. Da quando la legge è stata dichiarata incostituzionale nel 2014, le condotte del comma 4, che noi andavamo a depenalizzare si riferiscono anche al comma 1. Aver tolto la condotta della coltivazione da quelle che devono essere sanzionate penalmente ci metterebbe in contravvenzione con le convenzioni internazionali. Cosa che non soltanto non è precisa ma che in Europa si sta iniziando ad avverare. Il Lussemburgo ha quasi concluso il processo di legalizzazione della cannabis: sarà legge in primavera. Anche la Germania ha annunciato che lo farà. Le convenzioni internazionali non sono scritte nella pietra. Sono flessibili e interpretabili, non lo diciamo noi. Ci interessa leggere nel dettaglio le motivazioni del diniego. C’è il rischio che abbiano veramente sbagliato il testo sul quale hanno preso la decisione”.
Pensate che i giudici si siano appellarsi a qualche dettaglio?
“La nostra memoria era ben scritta, affrontava tutte le critiche che sono state sollevate non dai giudici ma dai contrari. Gli avvocati Pertici e Caiazza hanno fatto del loro meglio comunque per spiegare il nostro punto di vista ma anche le perplessità e le critiche. Che, come per il referendum sull’eutanasia, non entravano nel merito ma la buttavano su argomentazioni tipiche di chi non vuole che si cambi una legge”.
Prima le motivazioni e poi?
“Proprio come per l’eutanasia, siamo ragionando su almeno due fronti. Il primo è un ripensare e riorganizzare le disobbedienze civili che abbiamo già praticato. Il secondo fronte riguarda la dimensione europea. Perché alcune delle motivazioni contrarie al referendum hanno tirato in ballo tanto i trattati dell’Onu quanto le decisioni del Consiglio europeo. Bene, noi abbiamo contatti con una dozzina di associazioni in una decina di altri Paesi europei. Abbiamo preparato una proposta di iniziativa di cittadini europei per attaccare queste decisioni che vogliono prospettare il carcere per l’uso personale della cannabis. E quindi ci aspetta almeno un anno di raccolte firme. Almeno un milione, divise in almeno sette Stati membri dell’unione europea. A quel punto vedremo Parlamento e Commissione europea come discuteranno”.
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Ci sono altri Paesi che stanno facendo portando avanti questo tema…
“Malta ha legalizzato un mese fa. Il Lussemburgo sta per legalizzare. Il prossimo governo tedesco ha detto che legalizzerà. Cioè, se anche questi Paesi non brillano per progressismo stanno andando avanti, non si capisce perché l’Italia no. Sapremo intorno alle 13”.
Comunque ve l’aspettavate la bocciatura?
“L’eutanasia era la locomotiva della partecipazione. Questo della cannabis è un tema molto sentito ma che interessa una fetta più piccola. Bisognerà, quindi, trovare il modo di renderlo non solo più popolare ma anche più politico. Perché solo così, poi, si snidano i partiti che a oggi sono stati zitti. Tanto sull’eutanasia quanto sulla cannabis”.
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