In Ucraina e Russia hanno lasciato le loro famiglie che sentono ogni giorno. Compagni o mariti, figli e nipoti. La pressione di una nuova guerra fa paura. E lo raccontano le donne ucraine che vivono in Italia. Testimonianze in ESCLUSIVA a Free.it, c’è anche chi alla soglia dei 60 anni teme di dover rispondere a una chiamata militare.
Il cielo è grigio, piove e fa freddo. Non è Kiev ma Milano. L’eco della crisi Ucraina-Russia si sente nella comunità ortodossa, così in un angolo nascosto nel centro del capoluogo lombardo a pochi passi dietro piazza Duomo c’è una piccola chiesa dove pregano i fedeli ucraini, ma non solo, anche russi e bielorussi. Questa mattina siamo andati nella cappella di San Vito in Pasquirolo, in ESCLUSIVA a Free.it i racconti sentiti. Entrano ed escono dal portone di legno, portano fiori, candele, il segno della croce sull’uscio della porta.
All’interno affreschi, c’è ancora l’albero di Natale, l’odore forte delle candele accese, silenzi profondi e sguardi diffidenti, poca voglia di parlare. Ci sono delle signore, sistemano la chiesa per i fedeli. Anche qui ieri hanno festeggiato a loro modo il San Valentino. Una preghiera serale di padre Ambrogio.
“La vicinanza di Dio è sempre speciale soprattutto in un momento come questo”. La signora Olena da oltre vent’anni in Italia racconta a modo suo con timidezza il pensiero ai figli che sono in Ucraina. “Cosa ci vuoi fare, possiamo solo pregare. Sento mia figlia tutti i giorni, mi dice mamma stai tranquilli. Ho paura? Certo che ho paura, sono un madre. Ma non possiamo fare nulla, solo pregare”. La signora accenna un sorriso dolce citando i nipotini, scambia due parole con il parroco, poi con raccoglie le sue cose e torna a lavoro. Nei ritagli di tempo viene in chiesa per trovare conforto nella preghiera in giorni duri.
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Donne ucraine in Italia a Free.it: “Timori per chiamata militare”
San Vito in Pasquirolo è un punto di ritrovo noto nella comunità ortodossa milanese. C’è un via vai continuo di donne e uomini, anche ragazzi che entrano per una preghiera, anche di pochi minuti, i legami sono forti. La storia di Olena si intreccia con quella di altre donne, madri che alla domanda su come vivono queste ore di attesa sugli scenari della crisi Ucraina-Russia, il primo pensiero è per i figli.
Natalia da circa vent’anni in Italia a Kiev nella capitale ha due figli: “Penso a loro ogni minuto. Mi dicono che la tensione c’è e si sente. Ho paura per loro. Noi questa guerra non la vogliamo. Possiamo convivere in pace con i russi. E poi ho paura per le donne che come me hanno quasi 60anni e per le nostre leggi possono ancora essere rispondere a una chiamata militare in caso di necessità. Io non vado, sono qui non posso perdere tutto” racconta.
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Maria invece che ha la madre per metà russa e l’altra metà ucraina, sangue freddo, resta cauta. Parla un ottimo italiano, il marito che l’accompagna in chiesa, resta distante, non vuole parlare. La signora mostra chiaramente le sue idee ben chiare. “Non ho paura perché non credo succederà nulla. Questa guerra Putin non la vuole. Qualcuno invece sta giocando con le forze, è una questione solo di potere e politica. Sono i media che creano agitazione, brutta notizia è buona notizia” conclude.