Nella crisi Ucraina ci sono i primi segnali di disgelo. Questa mattina Mosca ha annunciato il ritiro di alcune truppe militari dal confine. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz a Mosca parla con Vladimir Putin. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è in missione a Kiev e giovedì vedrà l’omologo russo. Cosa sta accadendo e quali sono gli scenari? In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it l’esperto Aldo Ferrari: politologo e capo del programma Russia, Caucaso e Asia centrale Ispi Milano.
La crisi Ucraina-Russia sembra avviarsi verso una soluzione diplomatica. Il portavoce del ministero della difesa russo ha annunciato che una parte delle truppe si sono spostate dal confine ucraino. La tensione resta comunque alta, il lavoro delle diplomazie è in corso per evitare l’escalation. Si continua a trattare. A Mosca oggi c’è il cancelliere tedesco Olaf Scholz, giovedì arriva anche il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. Cosa sta succedendo e quali sono gli scenari di qui in avanti. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it parla l’esperto Aldo Ferrari: politologo e capo del programma Russia, Caucaso e Asia centrale Ispi.
Ci sono segni di disgelo?
“Apparentemente sì, i colloqui di ieri tra Scholz e Lavrov sembrano aver dato inizio ad alcune dinamiche positive che si sono già viste in ambito militare anche in alcune dichiarazioni. Forse perché il peso della Germania è notevole nei confronti della Russia. Ora è possibile l’inizio di un dialogo sui temi che la Russia chiede vengano presi in considerazione e che finora invece non sono stati considerati. Quindi, non è ancora una situazione definitiva, ma è il primo segnale positivo da più di un mese a questa parte”.
Quali sono gli scenari che si potrebbero presentare?
“Se questo spiraglio è confermato, lo scenario che si può immaginare e desiderare è l’inizio di quello che si chiama un dialogo franco e costruttivo. Cioè le due parti si siedono, partendo da posizioni molto molto lontane, alla ricerca di una compromesso. Che salvaguardi le esigenze russe di sicurezza, che sono reali, con l’autonomia di altri Paesi in primo luogo l’Ucraina e l’impossibilità da parte della NATO di rifiutare esplicitamente il diritto a Paesi dipendenti di entrare a farne parte. Direi che questo è uno degli scenari prevedibili”.
L’altro?
“Se invece, evidentemente, tutto questo fosse una speranza ah che si rivela nei prossimi giorni inconsistente, lo scenario che abbiamo di fronte è quello di ritorno all’altra pensione. Con rischi seri che inizi un conflitto illimitato o addirittura più vasto”.
Sembra che, in ogni caso, Putin non voglia abbandonare il suo progetto dell’Ucraina. Ci proverà ancora?
“Francamente non son così sicuro che Putin abbia un unico progetto sull’Ucraina. L’Ucraina non è, in realtà, la questione principale che si sta ponendo la Russia. La sua questione principale è la sua esigenza di sicurezza nei confronti dell’estensione verso est della NATO. E’ il fatto che l’Ucraina chieda di entrare nella NATO che la rende così importante agli occhi di Mosca. Se durante questi colloqui si trovasse un modus operandi per cui, pur senza escludere esplicitamente l’adesione dell’Ucraina alla NATO, fosse rimandata”.
Oppure?
“Oppure, se l’Ucraina fosse delimitata in uno status differente, come a mantenere un ruolo neutrale, l’Ucraina cesserebbe di essere così importante agli occhi di Mosca. E’ vero, peraltro, la Russia fatica a percepire l’Ucraina come diverso da sé. La Russia nasce a Kiev, che è l’odierna capitale dell’Ucraina, ma che i russi percepiscono come la propria prima capitale. Quindi c’è proprio un problema storico/culturale, oltre che politico, difficile da superare”.
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In questa tensione che si è creata, secondo lei quanto hanno giocato le parole grosse tra Biden e Putin?
“Direi che hanno giocato un ruolo assolutamente negativo. Gli Stati Uniti rappresentano un fattore di grave instabilità e hanno gravi responsabilità nell’aumento di questa tensione. Nel senso che le parole usate dal presidente Biden mi appaiono frequentemente improvvide e fuori luogo. Le sue affermazioni hanno esasperato persino il presidente dell’Ucraina, che ha più volte invitato gli Stati Uniti a non agitare senza necessità lo spettro della guerra”.
E’ stata una mossa incauta?
“Mi sembra che, anche in questo caso, la politica estera statunitense si sia rivelata inadeguata. Soprattutto in un momento in cui Gli Stati Uniti avrebbero tutto l’interesse a concentrare la propria attenzione sulla Cina, il vero competitore globale, piuttosto che sulla Russia. Francamente, direi che è vero, la Russia ha delle forti responsabilità per aver cercato di ricattare muscolarmente l’Ucraina e l’Occidente. Ma anche gli Stati Uniti hanno reagito in maniera irrazionale e non costruttiva”.
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