C’è un terremoto che sta sconquassando il Movimento 5 Stelle. Il capo politico Giuseppe Conte, infatti, si è dovuto dimettere dopo una sentenza del Tribunale di Napoli. Il Foro del capoluogo campano, infatti, ha ritenuto illegittime due delibere del nuovo statuto dei 5 stelle, quello approvato il 3 agosto, che introduce la figura del capo politico: Giuseppe Conte. E ora nel Movimento, già dilaniato da guerre interne, è scoppiato il caos. Cosa succede? A Free.it Jacopo Jacoboni, giornalista de La Stampa che segue i 5 stelle fin dalla loro nascita. Autore di molti libri, tra cui L’Esperimento e L’Esecuzione.
Con una sentenza il Tribunale di Napoli ha fatto implodere il Movimento 5 Stelle. Secondo il giudice, le due delibere che prevedono la nascita di un capo politico non sono valide. E Giuseppe Conte è stato costretto a dimettersi. Per il foro campano, la modifica dello statuto non è valida, perché dal voto sono stati esclusi 81.839 iscritti. E’ solo l’ultimo capitolo di una storia politica complessa e ingarbugliata. Che succede? Free.it lo ha chiesto a Jacopo Jacoboni, giornalista de La Stampa che segue i 5 stelle fin dalla loro nascita. Autore di molti libri, tra cui L’Esperimento e L’Esecuzione.
Che cosa sta succedendo nel Movimento 5 Stelle?
“Stanno venendo al pettine tutti i problemi di cui negli anni abbiamo parlato su La Stampa e nel mio libro “L’esperimento” in cui raccontavo le scatole cinesi giuridiche su cui è costruito il Movimento 5 Stelle. Di fatto, c’è una opacità strutturale che si basa su statuto, doppio statuto, associazione, altra associazione sovrapposta. E ci sono, in più, tutta una serie di ricorsi e di cause, tra l’altro sempre con lo stesso avvocato Borré. Adesso, quindi, vengono fuori vecchi problemi e nuove faccende tra cui lo scontro tra Conte e Grillo”.
Qual è il problema principale?
“La questione qui è legata alla modifica dello statuto, fatta senza che ci fosse la maggioranza dei votanti. E questa variazione non è stata solo formale, perché ha rappresentato il passaggio da un direttivo a un capo politico con più potere. Ed è il motivo per cui c’era stato quel feroce scontro, l’estate scorsa, tra Grillo e Conte. Quando se ne dissero di tutti i colori: con Grillo che disse che Conte era incapace. Poi rattopparono la situazione, però lì c’era stato un tentativo di sottrarre il controllo a Grillo che era, da vecchio statuto, il garante del Movimento 5 stelle. Grillo aveva accantonato il progetto di sfiducia del capo politico ed erano andati avanti così. Ma non poteva durare”.
E’ un problema giuridico, politico, o entrambi?
“Da una parte c’è un caos giuridico notevole, proprio su questa modifica di statuto, e dall’altra c’è il problema politico tra Conte e Grillo. Grillo, sostanzialmente, è molto fuori dalle dinamiche politiche interne, però psicologicamente considera il M5S una sua creatura e, a torto o a ragione, non vuole vederlo cadere in pezzi. Però, ecco, non è solo un problema formale. Cioè, i giudici hanno dovuto metterci le mani perché ci sono una serie di ricorsi e andando a vedere per l’ennesima volta si è visto che c’è un guazzabuglio allucinante. Che non è solo quello tra Conte e Grillo”.
Nel corso degli anni, le liti e la cause all’interno del M5S sono state tantissime, perché?
“Ci sono state molte cause proprio per questi pasticci giuridici. In particolare, l’ultimo è abbastanza indicativa del caos. Era successo che l’associazione di Grillo e Casaleggio aveva espulso tutta una serie di iscritti, tra cui anche degli eletti nei consigli comunali. Questi, però, erano iscritti a all’associazione precedente del M5S, quella creata dai 30mila fondatori dei 5Stelle. E non da quella successiva, creata tra tre persone, Grillo, il commercialista e il nipote di Grillo che è il suo avvocato. Quindi, praticamente, gli espulsi, veniva cacciati via da un’associazione di cui non facevano parte. Cioè, la storia del Movimento 5 stelle è costellato di tutta una serie di cose così”.
La situazione oggi qual è?
“Adesso ci sono due statuti sovrapposti, quello originario e quello nuovo che prevede, appunto la figura di Conte e dei vice presidenti. Non è una modifica da poco. Senza entrare nel merito. Adesso devono trovare un modo per rimettere insieme i pezzi, se lo vorranno. Se vorranno tenersi Conte troveranno il modo ma Borrè sostiene che essendo tornato in vigore lo statuto precedente, la figura di Conte non esiste più, c’è solo la piattaforma che era di Casaleggio. E qui, altro problema. Ammesso che ci sia una maggioranza schiacciante per Conte e non so se c’è, dove votarlo?”.
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Dal punto di vista politico, questa spaccatura come si concretizza?
“Dal punto di vista pratico, le due polarità ora sono Conte e Di Maio. Qualche giorno fa c’è stato un momento in cui i contiani sembrano aggressivi e decisi a non dico volerlo espellere, ma un processo social, un voto su Di Maio. S’era avviata la stessa macchina che il movimento attivava contro quelli che voleva espellere. Ora il paradosso è che coloro che lo volevano cacciare, adesso non ha più nemmeno il titolo giuridico per farlo”.
Cosa pensa che succederà?
“Quello che penso che è le diverse anime del Movimento 5 Stelle conviveranno. Come in un matrimonio scoppiato dove si resta insieme per convenienza. E sarà così almeno finché c’è questa legge elettorale, perché con questa legge elettorale si è costretti ad andare in coalizione e non c’è scelta. Faranno i soci del Pd, in una posizione minore dal momento che i voti mi sembra che, secondo i sondaggi, ne hanno parecchi di meno. Se invece cambiasse la leggere elettorale, cosa che non escludo che possa succede, allora si aprirebbe a una possibilità. Quella di creare una forza che sia autonoma sia dal centrodestra sia dal centrosinistra. Che è il vecchio disegno di Di Maio. Disposto ad allearsi dopo le elezioni”.
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