La vicenda della leadership di Giuseppe Conte è al centro di una questione legale alquanto controversa: dalle parole di Beppe Grillo al recente passato chiamato Vito Crimi.
Il Tribunale di Napoli ha di fatto sospeso le delibere dello scorso mese di agosto riguardanti lo statuto del Movimento 5 Stelle. Di fatto sarebbe quindi decaduta la figura dai capo politico Giuseppe Conte. Lo stesso ex presidente del Consiglio ha parlato di quanto accaduto. “La mia leadership nel M5S si basa sulla profonda condivisione di principi e valori. È il legame politico, prima che giuridico, quindi non dipende dalle carte bollate. E lo dico consapevole di essere anche un avvocato“, commenta Conte.
Lo stesso capo del partito pentastellato avrebbe così analizzato quanto deciso dal Tribunale di Napoli con la sospensione delle due delibere che avevano modificato lo statuto del partito. In quella circostanza era stato scelto Conte come nuovo presidente dei 5 Stelle, ma ciò non sarebbe stato un modus operandi adeguato.
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Conte e il Movimento 5 Stelle, dalle avvisaglie di Grillo a Crimi
Tempo fa lo stesso Beppe Grillo aveva avuto un colloquio a muso duro con il reggente dei pentastellati Vito Crimi in merito alle elezioni del collegio direttivo direttamente su Rousseau. Lo stesso Grillo, durante l’estate scorsa, aveva evidenziato i problemi causati dalle minacce di Crimi di abbandonare tutto, nonché dei problemi fra Conte e il Garante del Movimento.
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A distanza di tempo quel post di Grillo è tornato in auge. La piattaforma gestita da Davide Casaleggio sarebbe stata in un certo senso legittimata quindi dalla giustizia per votare la modifica dello statuto mediante una votazione proprio su Rousseau. “Sarebbe proprio il votare su una piattaforma diversa che esporrebbe il movimento, e te in prima persona, ad azioni anche risarcitorie da parte di tutti gli iscritti. Come ti ho sempre detto prima di poter votare su un’altra piattaforma è, infatti, necessario modificare lo statuto con una votazione su Rousseau“, aveva scritto all’epoca Beppe Grillo.