15enne denuncia compagni di classe per stupro. Avevano organizzato una festa in casa dopo aver saltato la scuola. Arrestato un minorenne, indagati altri due. Nelle chat dei ragazzi parole agghiaccianti su quanto accaduto.
Avevano deciso di saltare la scuola. Cinque compagni di classe, tre ragazzi e due ragazze. Frequentano un istituto superiore di Reggio Emilia. Venerdì mattina si erano ritrovati di fronte all’entrata, come al solito, ma per qualche ragione avevano scelto di non entrare. Si erano spostati quindi a casa di uno di loro, vuota perché la mamma era a lavoro. Bottiglie di vino e vodka: una festa a base di alcol. Troppo alcol. Tanto che ad un tratto una delle ragazze ha deciso di abbandonare l’appartamento.
I quattro rimasti hanno proseguito nei festeggiamenti. La quindicenne rimasta, totalmente ubriaca, si è ritrovata da sola con i tre ragazzi. E sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali con loro. Fino al primo pomeriggio, quando è riuscita a scendere in strada e a contattare la sorella. A quel punto è partita la chiamata ai Carabinieri. I militari hanno immediatamente raggiunto la casa: la porta era aperta e l’appartamento vuoto, come se fosse stato abbandonato frettolosamente.
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Uno dei ragazzi, il figlio della proprietaria dell’appartamento, è stato immediatamente rintracciato e portato in caserma. Durante l’interrogatorio dei Carabinieri il suo cellulare ha continuato a squillare. Era uno dei due compagni di classe: “Frà, questa dice che è stata stuprata”, “Lasciala tornare a casa”, “Siamo nella m***a”, “Fai qualcosa”.
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La quindicenne ha indicato uno solo dei tre come stupratore, a causa del trauma e dell’alcol non ricorda molto di quanto accaduto. Al momento la Procura dei Minori sta tentando di ricostruire il ruolo esatto avuto dagli altri due compagni, entrambi indagati. Secondo il Pm Alessandra Serra i tre ragazzi “hanno commesso il fatto abusando delle condizioni di inferiorità psichica e fisica, avendo la medesima pesantemente abusato di sostanze alcoliche quali vino e vodka alla pesca, in tali quantità da compromettere la capacità di esprimere un valido consenso“.
“Una messaggistica WhatsApp fortemente compromettente in relazione al reato per cui si procede”. Con queste parole il Sostituto Procuratore descrive lo scambio avvenuto il pomeriggio del 28 gennaio tra il principale indagato e uno dei compagni di classe coinvolti nella vicenda. Prosegue il lavoro dei Carabinieri per recuperare ulteriori messaggi che pare siano stati eliminati.
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