Matteo Renzi commenta la rielezione al Quirinale del Presidente Mattarella: “Il bis non era la prima opzione ma non è una sconfitta della politica”. Le parole del leader di Italia Viva.
Chiedere a Mattarella di ripensarci non è una sconfitta della politica. Ne è convinto Matteo Renzi che in un’intervista al Corriere della Sera torna sulla rielezione del Presidente della Repubblica: “E’ la sconfitta di alcuni politici, non della politica. Apprezzo il salutare ripensamento di alcuni colleghi. Salvini che nel 2015 twittava “Mattarella non è il mio Presidente” e ora si intesta la rielezione. O i Cinque Stelle che volevano l’impeachment del Presidente e adesso esultano come allo stadio. Il Parlamento di sovranisti e populisti elegge il Presidente scelto da noi nel 2015. Hanno perso loro, noi brindiamo”, spiega l’ex Premier.
Il leader di Italia Viva spiega che la rielezione di Mattarella non era la prima opzione. Tra l’altro il Presidente aveva chiesto di evitare il secondo mandato, poiché la seconda rielezione consecutiva trasformava il precedente di Napolitano in una sorta di modifica alla costituzione sostanziale. “Ma quando ho visto leader politici cercare candidati a caso, passando dal diplomatico al professore senza alcuna logica istituzionale mi sono preoccupato. E mi sono detto: meglio costringere Mattarella al bis che rimpiangere per sette anni le soluzioni strampalate last minute di qualche presunto leader”, ammette.
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Corsa al Quirinale da cui non esce indebolito il Premier Mario Draghi. Nessun ridimensionamento per l’attuale Presidente del Consiglio e il suo Governo: “La legislatura durerà fino al 2023: mai avuto dubbi in proposito. Spero che Draghi riprenda il timone del Governo con più forza. Il suo Governo oggi può fare di più e meglio: sbloccare le infrastrutture, semplificare le regole della dad a scuola, mettere a terra i progetti del Pnrr, combattere in Europa la battaglia sul debito. Tutte cose che il Premier farà, ne sono certo. E noi saremo al suo fianco“, promette Renzi.
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Infine una battuta sulla legge elettorale e sul presidenzialismo, da sempre argomento caro all’ex Premier: “Dopo il 2016 non dovrei parlare più di riforme costituzionali e di legge elettorale. Tuttavia andare all’elezione diretta del Presidente mi sembra una necessità rafforzata dallo show triste di questi giorni: che poi sia presidenzialismo all’americano o semipresidenzialismo alla francese, vedremo. Ma questo tema sarà oggetto della legislatura 2023-2028. Sulla legge elettorale, invece, si potrebbe fare nei prossimi mesi ma inciderà la volontà dei gruppi maggiori come Cinque Stelle e Lega che ad oggi sono dilaniati”, conclude.
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