A tre giorni dal voto per il Quirinale, i partiti non hanno ancora trovato l’accordo. Nessun nome, nessuna strategia, nessuna alleanza. Berluscono tira la corda e tiene all’amo i suoi alleati del centro destra. Letta fa i conti con Renzi. Conte prova a tenere insieme i pezzi dei cinque stelle. Lo scenario cambio di giorno in giorno. Qual è quello di oggi? In ESCLUSIVA al quotidiano online, Free.it, l’analisi di Ugo Magri, quirinalista de La Stampa.
La partita per il Quirinale è ben lontano dall’essere chiusa. I partiti stanno ancora cercando di capire come giostrarsi tra equilibri interni, pressioni, e legislatura. Il vero nodo è la continuità del governo, che deve portare avanti la crisi sanitari del Covid e i progetti del Pnrr. Salvini e Meloni sono bloccati in attesa di Berlusconi, che a sua volta prova a tenere i fili del centro destra. Intanto Letta e il centro sinistra provano uscire dall’angolo. Qual è quello di oggi? In ESCLUSIVA al quotidiano online, Free.it, l’analisi di Ugo Magri, quirinalista del quotidiano La Stampa.
Qual è lo scenario oggi?
“E’ come una piramide capovolta, nel senso che per scegliere il Presidente della Repubblica, si devono prima risolvere tutta un’altra serie di problemi che stanno alla base. E si deve capire i vari partiti cosa ne vogliono fare del governo e della legislatura. Questo a maggior ragione se poi volessero trasferire Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. La difficoltà è proprio questa. Trovare un nome è conseguenza di tutte le scelte che si devono fare prima, rispetto, appunto, alle prospettive che riguardano non solo la base parlamentare ma anche i leader di partito. Perché se sbagliano mossa ora, ne avranno delle conseguenze. Questo è il quadro generale”.
Quali sono le novità delle ultime ore?
“Siamo ancora in attesa di sapere quali sono le decisioni di Berlusconi. Ogni giorno che passa la sua candidatura, che era già debole in partenza, lo diventa senza di più. Ha promesso che entro domenica darà una risposta e i più impazienti di conoscerla sono Salvini e Meloni. Perché sono bloccati, hanno le mani legate fino a quando sarà chiarito che cosa vuole fare Berlusconi. Che intanto sta contando quanti voti può raccattare qua e là se e capire, pallottoliere alla mano, se avrà la minima possibilità di arrivare vicino alla soglia prevista alla quarta votazione”.
Oggi è venerdì, secondo lei si arriverà a lunedì mattina per sciogliere i nodi?
“Se penserà di arrivarci vicino alla soglia della quarta chiama, ci proverà fino alla fine. Il problema è che, a quanto si sa da chi ci sta lavorando per lui, a cominciare da Sgarbi, gli mancano ancora parecchi voti. Però i giorni passano, l’impazienza dei suoi alleati cresce e dovrà dare una risposta. Berlusconi non può sciogiere la riserva un minuto prima, come tutti del resto. I partiti devono comunicare la strategia ai parlamentari e ai grandi elettori che sono 1009, quindi una quantità di gente che deve essere informata”.
Il Pd che gioco fa facendo?
“Come si dice calcisticamente, finora ha giocato di rimessa cioè ha lasciato che l’iniziativa fosse presa dal centrodestra, sul presupposto che non ha sufficienti voti in Parlamento per poter imporre una soluzione. Letta ha cercato di correggere questa difficoltà di partenza raccordandosi con Conte e il Movimento 5 stelle, oltre che con Speranza e Leu. Ma a sua volta, Conte ha delle enormi difficoltà a trovare una soluzione che piaccia a una sua base parlamentare estremamente frammentata”.
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Il M5S è in difficoltà?
“Infatti, l’epicentro delle difficoltà di queste elezioni presidenziali sono proprio i 5 Stelle, inquanto teoricamente sarebbero la forza che ha il maggiore potere di influire sulla nomina. Ma nella realtà, poi per colpa delle divisioni interne, rappresenta una grande debolezza e una grande incognita”.
Poi c’è l’incognita Renzi…
“Oggi Letta ha incontrato Renzi ed è la notizia del giorno, per capire come possono modificarsi gli assetti”.
Quindi, secondo lei lunedì, verosimilmente, cosa potrà succedere?
“Lunedì il quorum è molto alto e pare altamente improbabile che si arrivi già all’elezione del nuovo Presidente. Anche se fosse Draghi, che rimane la figura più accreditata e la soluzione più probabile. Ma resta il problema che dicevo prima, cioè se non risolvono prima la base della piramide, Draghi in cima non ci sale. Bisogna capire che fine fa la legislatura. Entro lunedì mi pare difficile che tutti questi nodi vengano chiariti e quindi, le votazioni inizieranno, quasi certamente con dei nomi di bandiera e delle soluzioni e per perdere tempo. In attesa del giorno del giudizio che sarà la quarta chiama. L’appuntamento vero è giovedì”.
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