L’elezione per il Quirinale è il tema centrale di questi giorni e tutti stanno discutendo per capire come sciogliere i nodi e anche per immaginare cosa potrà accadere da lunedì, quando cominceranno le chiame per le votazioni. Com’è la situazione? In ESCLUSIVA al quotidiano online, Free.it , l’analisi di Mattero Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci del Pd.
A poche ore dall’inizio del voto per il Quirinale, lo scenario è ancora molto fosco. E nonostante il tempo stringa, nei partiti c’è ancora grossa confusione. Qual è lo scenario? In ESCLUSIVA al quotidiano online, Free.it, l’analisi di Mattero Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci del Pd.
Qual è il quadro attuale per la corsa al Quirinale?
“C’è ancora un quadro molto tattico, dove nessuno scopre le carte davvero. Ed è un quadro tattico che è stato bloccato per settimane dalla candidatura di Berlusconi e dall’atteggiamento ipocrita che hanno avuto nei suoi confronti sia Salvini che Meloni. E’ evidente che ora va cercata la massima condivisione possibile, se guardiamo all’interesse del Paese. Del resto, siamo dentro la pandemia e abbiamo l’esigenza di gestire mettere e mettere a punto il Pnrr. E poi ci sono i temi dell’inflazione, l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime per le imprese. Che avranno un impatto che, quindi, rischia di creare nuovi problemi sociali. Proprio per questo, abbiamo bisogno di grande unitarietà in un passaggio strategico come quello del Presidente della Repubblica”.
Quali sono i piani del PD?
“Il Pd sta lavorando da settimane per avere un quadro unitario, senza fughe in avanti. Nessuno ha i numeri per eleggere il presidente un Presidente della Repubblica di parte. Serve un Presidente super partes. Io credo che in questo momento le figure che hanno maggiore autorevolezza, interna ed esterna, e maggiore capacità di essere super partes sono Mattarella e Mario Draghi. Mattarella ha più volte detto che non è disponibile e quindi credo che noi dobbiamo essere rispettosi di questa sua scelta. E posizionare, quindi, il Pd, come gradualmente si sta facendo, sulla candidatura di Mario Draghi”.
Mario Draghi può essere la soluzione definitiva?
“Mario Draghi è colui può garantire maggiormente il proseguo della legislatura, attraverso un patto di legislatura che Letta giustamente ha proposto. Bisogna andare avanti con un governo che, a mio parere, non può essere troppo diverso da quello che c’è, per conclude la legislatura sulle tre priorità che ho detto: Covid, Pnrr e inflazione. Credo che alla fine, nonostante il PD abbia pochi numeri in parlamento (perché non dimentichiamoci che ha solo il 12% dei parlamentari), ha però la forza delle argomentazioni”.
C’è fiducia nel M5S in questo momento?
“Per noi il Movimento 5 stelle è un partner fondamentale per il governo del Paese, attuale e futuro. Il Movimento 5 stelle è cambiato tanto, ha un sacco di problemi interni, e questo è fuori discussione, però credo che proprio il Movimento 5 stelle potrebbe essere determinante nella scelta di Draghi. Perché se Conte si convincesse, come mi pare lo siano già in diversi dentro il Movimento 5 stelle, della bontà della scelta di Draghi, essendo il Movimento 5 stelle il primo gruppo in Parlamento, a quel punto Draghi avrebbe già la maggioranza per essere eletto. 5 Stelle, Pd più centristi, che non possono non votare Draghi, significherebbe garantire a Draghi già in partenza la maggioranza in Parlamento. A quel punto si aggregherebbero tutti. Io credo anche la Meloni, che ha, dal suo punto di vista, tutto l’interesse a sostenere una candidatura come quella di Draghi”
Cosa fa adesso il centro destra?
“Sul fronte del centrodestra, ora la palla passa a Salvini. Io penso che una richiesta unanime di una candidatura di Draghi possa venire solo da Salvini, il che vorrebbe dire che Salvini diventerebbe un leader responsabile e in sintonia con il Paese. Ma temo che questo Salvini non lo farà e che credo che abbia in testa tutt’altro. L’altra mossa, invece, può essere fatta dallo stesso Berlusconi. Considerandosi un numero uno e non riuscendo nella sua operazione, dovrebbe essere molto più propenso ad andare su un altro numero uno: Draghi. Piuttosto che andare su altre figure tattiche di secondo livello, nell’alveo del centrodestra. Inoltre, Berlusconi sa benissimo che se il voto in Parlamento non sarà un voto largo, immediatamente cadrà il governo”.
Se non ci sarà la maggioranza, Draghi cosa farà?
“E’ evidente che ci sarebbe una ricaduta immediata sul governo. E allora, invece di avere un Presidente della Repubblica che garantisce stabilità, ci ritroveremmo un Presidente della Repubblica che deve gestire immediatamente una crisi di governo. Non credo proprio che Mario Draghi rimarrebbe al suo posto se non ci fossero le condizioni che ci sono oggi. Cioè di un’alleanza molto larga tra parti politiche. Se si Spacca l’alleanza di governo, le ricadute sarebbero automatiche. Quindi confido che Berlusconi possa, così come gli suggeriscono tante persone, convergere su Draghi”.
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Come sindaco, chi vorrebbe nella foto da appendere nella sua stanza?
“Quello vorrei è mantenere la foto di Mattarella o mettere quella di Draghi, non ho dubbi su questo. E lo dico da tempo”.
Come sindaco si sta occupando anche della problematica dei caro bollette. Perché?
“Mi sto occupando tanto del caro bollette, perché questo coinvolge tante famiglie e tante attività che faticano ad arrivare alla fine del mese. L’aumento dei costi sta compromettendo la crescita e questo è davvero un grande problema per tutti. Il governo ha messo tre miliardi e otto per aiutare nel pagamento delle bollette. Dall’altro, stiamo aspettando il decreto che il governo dovrebbe fare a momenti per un aiuto alle imprese e sul sull’inflazione”.
Quali sono le ricadute degli aumenti sui comuni?
“Abbiamo lanciato l’allarme per i Comuni, perché l’inflazione ha un impatto negativo anche sui bilanci locali. Tra Comuni e Province, mancano un miliardo di euro, che sono un miliardo di euro che rischiano di mettere a repentaglio la tenuta dei bilanci dei comuni stessi, laddove sono già in difficoltà. Questo comporta un taglio dei servizi sociali, dei servizi educativi, della cultura, della manutenzione. E comporta anche un ridimensionamento della spesa del personale, di cui abbiamo bisogno per la messa a terra la gestione del Pnrr. Spero che il governo accolga questo grido d’allarme”.