Australia Open ancora un gran caos. Il campione tedesco Alexander Zverev polemizza e accusa sui mancati controlli anti Covid al torneo internazionale.
È un paradosso quello che sta accadendo in Australia, dove sono partiti, dopo la cacciata di Novak Djokovic, accusato di essere un no vax, gli Australian Open di tennis. Sascha Zverev, campione tedesco della racchetta sulla terra battuta, così come sull’erba e il cemento, ha lanciato una pesante accusa agli organizzatori del torneo ma in generale sulle norme anti Covid del paese.
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Zverev è andato diretto alla questione e ha dichiarato: “I giocatori non vengono sottoposti a test per il Covid“ nel corso del torneo. Un sospetto che già circolava, dopo che un altro campione francese, Ugo Humbert, sconfitto dopo la prima partita, era risultato positivo al momento di fare il tampone prima di tornare in Francia.
Zverev è sempre stato un difensore di Djokovic, era nel partito di quelli che lo voleva tra i partecipanti del torneo del Grande Slam di Melbourne. Il tedesco ha evidenziato tutte le contraddizioni dell’Australia due pesi e due misure sul modo di trattare i giocatori.
Così ha dichiarato: “Possiamo andare fuori a mangiare, abbiamo il permesso di fare quello che vogliamo. È chiaro che ci si possa contagiare, anche perché nel paese i casi aumentano. Credo che diversi giocatori avessero il Covid quando sono arrivati e più di qualcuno ce l’abbia anche adesso. Ma non siamo controllati, se lo fossimo credo che scopriremmo più positivi” ha concluso.
Il timore del campione quindi è quello di contagiarsi. E per questo si è autolimitato nei movimenti esterni: “Sono qui per giocare il torneo. Essendoci molti casi a Melbourne, ho evitato di uscire, non sono stato in un ristorante qui. Solo campi e albergo, non voglio correre alcun rischio“.
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Sulla stessa linea di pensiero anche la collega tennista Garbine Muguruza, testa di serie numero 3 del torneo già comunque eliminata: “Il test è un optional – ha detto -, io me li faccio da sola in stanza ogni due giorni, anche se non c’è alcun obbligo. E quando arriviamo allo stadio, non siamo obbligati a mostrare nemmeno il risultato”.
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