Con questa strana e complessa partita per il Quirinale, si smuovono gli assetti della politica italiana. Mentre i partiti provano a trovare l’accordo sul nome del successore di Sergio Mattarella, fanno i conti anche con i problemi interni. L’obiettivo di tutti, o quasi, è non andare a elezioni anticipate. Il quadro della situazione attuale è del politologo Piero Ignazi, in ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it
La partita per il Quirinale è ancora apertissima. Non ci sono ancora candidati ufficiali, a parte Silvio Berlusconi, ma i partiti stanno lavorando a un nome condiviso. Almeno così sembra, ma lo scenario è molto complesso e mutevole. Le cose cambiano rapidamente anche da un giorno all’altro perché l’obiettivo comune è fare in fretta. Eleggere il prima possibile il successore di Sergio Mattarella per poi proseguire la legislatura. Una corsa, una fretta che potrebbe portare a fratture e a accordi poco ragionati. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it , il politologo dell’Università di Bologna Piero Ignazi.
Come si stanno mettendo le cose?
“La domanda è complessa e lo scenario cambia di giorno in giorno. Mi sembra che dalle parti del centro destra non ci sia molta voglia di sostenere Berlusconi. Quando Salvini dice che bisogna trovare anche un altro nome, beh mi sembra che ormai quell’ipotesi sia tramontata. Bisogna vedere da quella parte politica che proposta viene fuori. Il problema è che il centrodestra non ha una classe dirigente di grande profilo. Che abbia un profilo tale da poter essere considerata come riconoscibile. Il Presidente delle Repubblica deve rappresentare l’unità d’Italia e l’unità nazionale. Deve avere un’autorevolezza riconosciuta anche all’estero. Ecco, il problema da parte del centrodestra è quello non sapere individuare una figura di questo genere”.
Secondo lei ci sarebbe un candidato adatto nel centro destra?
“Una persona ci sarebbe, ma è solo una: Franco Frattini“.
Invece dal suo punto di vista, che cosa combina il centro sinistra?
“La situazione è confusa, li vedo molto in difficoltà, perché non hanno avuto il coraggio di proporre Draghi fin da subito. Sono ancora in tempo ovviamente. Insomma, se il centro sinistra vuole uscire dall’angolo e fare una proposta tale che metta in grande difficoltà gli altri”.
Secondo lei diciamo questa partita del Quirinale, ammesso che finisca in tempo entro la fine diciamo di del settennato ufficiale di Mattarella cioè il 4 febbraio, cambierà gli equilibri all’interno della dei partiti?
“Dipende dall’esito, non si può ancora dire adesso, ma credo che sicuramente qualche assetto si modificherà. Sia nell’ambito del centro destra, con Forza Italia che presumibilmente smetterà di contare quando conta adesso. Sia nel centro sinistra, con un equilibrio differente tra Pd e M5S“.
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C’è maretta nei partiti, secondo lei?
“Il problema è all’interno dei partiti. Il Movimento 5 Stelle non sa più che cos’è, dove va, chi è. Questo è il vero problema dei 5 Stelle. Per quanto riguarda il Pd, c’è una confusione gigantesca, di visioni, di lingue e lo si + visto durante l’ultima direzione. Quando c’è chi ha proposto di chiedere a Mattarella di restare, chi era assolutamente contro. Insomma, c’è di tutto e di più e quindi credo che il segretario debba prendere in mano le cose”.
Che ipotesi fa per lunedì prossimo, alla prima chiama?
“La situazione cambia talmente in fretta che è difficile ipotizzare. Dipende da chi sarà il candidato. Se si ci sarà un accordo su Mario Draghi, può essere che venga eletto al primo turno. Se non c’è lui, dipende dal nome che verrà fatto, ci sarà già un accordo preventivo. Ma se si andrà avanti a oltranza non è un problema. C’è una specie di delirio per cui bisogna decidere subito. Si può andare avanti tranquillamente. Ottimi presidenti come Pertini sono stati eletti dopo più di una decina di votazioni”.
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