Per l’aggressione del vigile, malmenato e disarmato a Milano, ci sarebbero tre indagati per rapina e resistenza a pubblico ufficiale.
Sarebbero tre i giovani indagati dalla Procura di Milano, per rapina e resistenza a pubblico ufficiale, in merito all’aggressione di un vigile che nella notte tra venerdì e sabato, è stato accerchiato e disarmato in via Coni Zugna a Milano.
Gli inquirenti sono risaliti ai giovani visionando le immagini di alcune telecamere. Non si esclude che nel fatto di cronaca, possano essere coinvolte altre persone. Fondamentale sarà per questo, l’interrogatorio dei giovani da parte dei pm Ilaria Perinu e Laura Pedio.
Vigile aggredito a Milano: i fatti
Un vigile in borghese, insieme ad un collega, stavano verificando la presenza di alcuni gruppi di ragazzi, che a notte fonda e dopo aver bevuto, erano stati segnalati come molesti. Intervenuti sul posto il vigile che poi è stato aggredito, ha sparato un colpo in aria per disperdere la folla, senza però ottenere alcun risultato.
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I ragazzi, presumibilmente anche sotto effetto di droga, lo hanno accerchiato togliendogli dalle mani l’arma, e spingendolo a terra. Durante questa colluttazione sarebbe partito un altro colpo che per fortuna non ha provocato feriti. Il vigile è stato poi colpito con calci e pugni. Partite subito le indagini e visionate le telecamere, oggi sono stati eseguiti i primi fermi.
I tre indagati si difendono
Intanto dalle colonne de quotidiano “Alto Adige” arriva la testimonianza di uno dei ragazzi presenti: “Quell’uomo -racconta – non si è qualificato e non ha mostrato nessun tesserino che lo identificasse come un agente di polizia. Ci sono molti testimoni a confermarlo“. E in merito al video dell’aggressione diffuso aggiunge: “È stato lanciato da tutti i siti e dai media nazionali, ma nessuno ha ascoltato la nostra versione. Non sapevamo chi fosse quell’uomo, e quando ha estratto la pistola ci siamo mossi per cercare di disarmarlo. Non è stata un’aggressione, nessuno voleva picchiarlo, volevamo solo toglierli la pistola perché eravamo spaventati“.