Muhammad Ali, il celebre pugile avrebbe compiuto 80 anni, ma i suoi principi sono più vivi che mai. L’eredità di un’icona.
Muhammad Ali, The Greatest non a caso: anche oggi che avrebbe compiuto 80 anni sarebbe ancora il più grande. E non si tratta di un successo fatto di rendita, la sua è una fama di chi ha fatto la storia prendendo a pugni la vita. Non come un semplice avversario, ma come un percorso da affrontare: i diretti sferrati contro le ingiustizie, la difesa delle minoranze e tanto altro che ha fatto del pugile una presenza fissa sui libri di testo e non solo.
Oggi schierarsi nel mondo dello sport non è sempre contemplato, abbiamo visto qualcosa in più grazie – purtroppo – al Black Lives Matter. Purtroppo perchè attualmente parlare ancora di razzismo, negli Stati Uniti e ovunque, risulta una sconfitta. Proprio per questo le parole di Ali risultano ancora attuali: “Le minoranze vanno protette perché fanno parte di ciò che siamo”.
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Discorso che arriva più di un gancio destro. Ne sa qualcosa Liston e quelli come lui che sono caduti sotto i suoi colpi: un domino di possibilità costruite incontro dopo incontro, la formazione di un simbolo dentro e fuori dal ring.
Proprio perchè fare sport, allora più di oggi, voleva dire essere parte di una rappresentanza (anche) politica: lo sapeva bene il campione che, dopo la conversione all’Islamismo, attirò le ire dei conservatori e dei fanatici pronti a boicottarlo nonostante fosse un talento puro. Ancora una volta riuscì a portare l’opinione pubblica dalla sua parte, con quella sua sfrontatezza mista ad affabilità in grado di portare a ragionare chiunque.
Motivo per cui mettere in dubbio il suo carisma non è nemmeno contemplato, perchè dopo 80 anni è ancora lì: a fare la storia, tra i migliori del suo e del nostro tempo, potente e profondo come il “phantom punch” che era in grado di sferrare nei momenti più critici. Match divenuti vere e proprie epopee, che hanno aperto gli occhi a centinaia di migliaia di persone.
Sotto i guantoni mani forti, pronte a caricarsi il peso del mondo e dei pregiudizi: in molti parlano di “rivincita di Ali”, quando – in realtà – il vero risarcimento oggi provano a prenderlo i suoi detrattori cercando di ridimensionarne la memoria. Quello che ha fatto, però, rimane. È troppo tardi per gettare la spugna, come si fa negli incontri da dimenticare, ma qui nessuno dimentica. Perchè Ali KO non va mai, neanche quando sembra cadere. È solo l’impressione del tempo che passa: un’asse in cui Muhammad vola come un’aquila e punge come un’ape.
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