Violenze a Capodanno, Milano. Punto di svolta nelle indagini sui fatti della notte di San Silvestro. Convalidato il fermo del 18enne individuato nel ‘branco’ degli aggressori: resta in carcere. A Torino l’altro fermato non risponde al Gip. Gli sviluppi.
Punto di svolta nelle indagini sulle violenze in Duomo nella notte di San Silvestro: Milano ha iniziato il 2022 con una ferita aperta. Il gip Raffaella Mascarino ha convalidato il fermo del 18enne Mahammod Ibrahim e disposto la misura cautelare del carcere.
Alcune delle ragazze aggredite lo hanno riconosciuto come uno dei giovani che le hanno importunate, spinte, derubate e poi hanno abusato di loro. Le accuse che che gli inquirenti ipotizzano a carico del giovane, arrivato in Italia dall’Egitto nel 2019 per raggiungere il padre, sono, violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni.
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Il branco in piazza Duomo ha agito “con una carica di violenza così brutale che solo grazie all’intervento fortuito di alcuni soccorritori non è sfociato in conseguenze ulteriori e più gravi” per le ragazze prese di mira, fa notare il gip. E il 18enne era tra loro. Le 4 giovani importunate in Galleria Vittorio Emanuele. Tutte lo ricordano bene e hanno impresso nella mente il suo abbigliamento di quella sera. Abito che sono stati trovati a casa sua dagli investigatori.
“La mancanza di consapevolezza di quanto compiuto – aggiunge il gip – dimostrata dal fatto di aver agito in un luogo pubblico, gremita di folla e confermato nel corso dell’interrogatorio” di convalida del fermo “è indice di spiccata pericolosità” del 18enne “che se lasciato in libertà potrebbe compiere delitti della stessa indole, anche sfruttando la forza di intimidazione del gruppo di cui fa parte, o anche approfittando di singole situazioni concrete in cui mischiarsi ad altri assalitori per dare libero sfogo ai propri istinti violenti e alle proprie pulsioni sessuali” sottolinea il Giudice per le indagini preliminari.
Drammatico il racconto delle vittime delle aggressioni. Abiti e calze lacerati, mani di sconosciuti che le tastavano e le “stizzavano” e il terrore di non uscirne vive. “Siamo state travolte da quest’orda”, ha raccontato una di loro al procuratore aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo, titolari delle indagini. “Sbattevamo contro quelli davanti che ci respingevano, ha aggiunto tra le lacrime. Siamo così cascate, e mi sono trovata a terra senza riuscire a rialzarmi, sentendomi soffocare, ho iniziato a pensare di morire. Ero atterrita dalla paura mentre la mia amica strillava. Io non riuscivo: ero stravolta dalla situazione e mi mancava il fiato” conclude.
Dai racconti delle vittime comparato al materiale raccolto dagli investigatori sarebbe anche chiara la posizione, definita grave, dell’altro fermato Abdallah Bouguedra, il 21enne torinese interrogato questa mattina in collegamento dal carcere di Ivrea che si è avvalso della facolta’ di non rispondere. I suoi legali sostengono che non sussiste il pericolo di fuga e inquinamento delle prove, in caso di convalida dell’arresto hanno chiesto anche i domiciliari.
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