Scuola, la didattica divide il Governo e l’opinione pubblica. Alcuni docenti lanciano il guanto di sfida: la scelta estrema fa discutere.
Scuola, la bagarre non si ferma. Il Governo continua a tenere il punto sulle questioni didattiche: nessuna chiusura per il momento, con buona pace di chi vorrebbe la DAD. Didattica a Distanza che, secondo il Premier incaricato Mario Draghi, non serve: “Non possiamo chiudere le scuole e poi lasciare che i ragazzi vadano in pizzeria o al cinema”, ha detto ieri in una conferenza stampa chiarificatrice.
Quindi la chiusura degli edifici scolastici, al momento, non è la soluzione: DAD sì, ma solo se necessaria. Vale a dire che non è la via maestra, ma resta una possibilità se dovessero esserci problemi in una classe. In caso di contagio, infatti, si potrebbe fare – avanzano l’ipotesi dalle alte sfere – metà e metà. Isolare i contagiati (che andranno in DAD) e tutti gli altri in presenza. Un po’ come funziona per le squadre di calcio. Dove vengono isolati soltanto i positivi.
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Scuola, il Prof di Milano sugli scudi: “Niente DAD ai non vaccinati”
L’obiettivo è evitare di tornare nel baratro dello scorso anno, quando le scuole chiuse hanno causato non pochi problemi di apprendimento. Specialmente ai più giovani: la scuola in presenza è necessaria. Lo dicono a gran voce gli addetti ai lavori e parte degli studenti, ma diritti e doveri si intersecano fino a creare una specie di corto circuito. Al punto che c’è chi lancia la sfida al Governo.
Succede a Milano, dove Saverio Mauro Tassi, Professore di Filosofia al Liceo Einstein, propone una soluzione drastica: “Niente DAD ai non vaccinati. Non sono No Vax – spiega – resto in attesa della terza dose, il mio è uno sciopero bianco. Non voglio penalizzare nessuno, semmai proprio il contrario: trovo discriminatorio il fatto che alcuni facciano lezione a distanza e altri no”.
“Noi rimaniamo in classe, ma invece di andare avanti con il programma discutiamo su come questa norma abbia ricadute costituzionali sulle vite di tutti noi, ragazzi compresi”. La provocazione, lanciata sulle pagine de La Stampa, attira l’attenzione della Rete Nazionale Scuola. Nessuna replica dalla politica, al momento, ma è solo questione di tempo prima che scatti una nota. Bisognerà capire se di merito o meno.