Scuola nel caos per l’incertezza sulle regole per la quarantena e la gestione dei contagi in classe. Migliaia gli studenti positivi, troppi i docenti assenti. I presidi si preparano a richiudere.
Come ha stabilito il Governo la scuola riaprirà in presenza e la Dad dovrà essere riservata riservata ai casi eccezionali. Eppure sui registri elettronici delle scuole elementari e medie italiane iniziano a comparire le indicazioni per la didattica digitale integrata. Solo una precauzione, non è detto che si parta da subito, ma i presidi si stanno organizzando e danno avviso alle famiglie.
“Sarà un gennaio in trincea, la Dad sarà comunque necessaria”, ha spiegato al Corriere della Sera la preside dell’Istituto comprensivo Villaggio Prenestino Giusy Ubriaco. I presidi sanno bene che se si chiudono le scuole per una quindicina di giorni, come chiede anche l’Ordine dei Medici, poi riaprire diventa piuttosto complicato. Lo si è visto negli ultimi due anni.
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La scuola in presenza rimane la priorità ma il rischio che la Dad, nelle prossime settimane, diventi la normalità è alto. Tuttoscuola e prevede che “delle 369mila classi circa 200mila nella settimana dal 17 gennaio in poi potrebbero essere chiuse, con gli alunni in Dad”. Già da domani in alcune classi saranno più i banchi vuoti che quelli occupati da studenti.
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Uno scenario a cui si è assistito anche lo scorso venerdì nelle città dove la scuola è ripresa, in Emilia Romagna e in Lombardia. A Prato era assente il 20 per cento del personale, a Ravenna classi con meno della metà degli studenti in presenza e gli altri collegati da casa. I presidi quindi si preparano: “Lunedì si riapre, ma da martedì cominceremo con le quarantene”, avverte la preside del Liceo Newton di Roma Cristina Costarelli.
Le scuole contribuiscono poco alla diffusione del virus, lo hanno dimostrato diverse ricerche ma soprattutto lo dimostra l’impennata di casi registrata nelle ultime settimane, durante le vacanze natalizie. Lo ha spiegato il direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi a Mezz’ora in più su Rai Tre. “Le scuole sono più sicure rispetto ad altri ambienti. Per esempio, finora i ragazzi si sono incontrati in ambienti diversi dalla scuola e hanno fatto feste e Capodanno in ambienti certamente chiusi, con attenzioni molto minori di quelle che avranno a scuola”, spiega Remuzzi.
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Secondo il direttore dell’Istituto Mario Negri è interessante notare come “nonostante le scuole fossero chiuse in questi ultimi 15-20 giorni, la moltiplicazione dei casi di infezione è stata straordinaria“ per cui “è probabile che la scuola contribuisca molto poco. Le norme differenziate per fasce d’età che corrispondono a percentuali di persone vaccinate a me sembrano molto ragionevoli e corrette”, conclude.
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