Il Kazakistan è alle prese con una violenta rivolta che sta gettando nel caos l’intero Paese a causa dell’aumento dei prezzi del gpl. La tensione è altissima ovunque. Ora anche la notizia dell’arresto dell’ex primo ministro Karim Masimov. Intanto il bilancio di vittime, feriti e arresti si aggiorna di nuovo.
Proseguono le proteste in Kazakistan per l’aumento dei prezzi riguardanti il carburante e intanto emergono novità dal Paese. L’ex primo ministro kazako e capo dei servizi di sicurezza Karim Masimov è stato arrestato: l’accusa è di alto tradimento. A riportare la notizia è stato un comunicato dall’ex presidente Nursultan Nazarbayev. Lo stesso Masimov era stato estromesso dalla carica qualche giorno fa dopo un periodo di sei anni.
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Fra smentite e pubblicazione della notizia circa l’arresto di Samat Abish, numero due dei servizi (Knb), il conflitto in Kazakistan non si arresta. Le autorità locali sono convinte che dietro i disordini ci sia una regia dei servizi segreti.
Nel frattempo l’ex consigliere Yermukhamet Yertysbayev è apparso in tv per lanciare delle accuse ben precise. L’uomo ha dichiarato che 40 minuti prima dell’assalto allo scalo aeroportuale di Almaty sarebbe giunto l’ordine di eliminare il cordone di sicurezza. Yertysbayev dichiara inoltre che la regia delle proteste avrebbe incentivato l’occupazione del comando di Sicurezza ad Almaty.
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Intanto il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha chiesto ai militari di “sparare contro i manifestanti senza alcun preavviso“. Nessuna possibilità di negoziato e l’annuncio che “l’operazione antiterrorismo continua con sempre più determinazione“. I militari in strada avrebbero ricevuto l’ordine di prevenire la sicurezza nazionale, nonché di abbattere “i terroristi che hanno scatenato questa situazione“.
La situazione resta delicatissima anche oggi in tutto il Kazakistan. La giornalista bielorussa Hanna Liubakova ha postato un nuovo video che dimostrerebbe come anche quest’oggi nella città di Almaty, la più popolosa del paese, si sentano ancora spari. Intanto si aggiorna il bollettino: 4.400 persone sono state arrestate e si parla di 40 uccise. La notizia è stata riportata dall’emittente di stato Knabar 24 che ha citato dati ufficiali.
Un dipendente della TV Rain Russia sarebbe stato colpito dagli agenti di sicurezza. La vicenda è accaduta vicino l’obitorio cittadino. Le immagini hanno intanto scatenato numerose polemiche visto che la polizia avrebbe il diritto di sparare, senza alcun preavviso, colpendo quindi il giornalista che stava documentando quanto accaduto.
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Nel frattempo i manifestanti hanno lasciato la piazza di Zhanaozen dove tutto era iniziato lo scorso 2 gennaio. Le persone avevano chiesto di cambiare il regime politico, indire nuove elezioni popolari e non perseguitare gli attivisti civili.
Se da un lato il Kazakistan fa i conti con la violenza, dall’altro c’è il Pakistan che affronta una rigida ondata di maltempo. Nel Paese il numero delle vittime è salito a 21 a causa della neve che ha colpito la località di montagna Murree, zona che si trova a una trentina di chilometri da Islamabad.
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Tutte le persone sarebbero decedute per congelamento nelle proprie automobili rimaste intrappolate dalla neve. La conferma è stata data dal ministro dell’interno Rashif Ahmed. Le truppe militari hanno coordinato e supportato le operazioni di soccorso per le persone rimaste intrappolate nella neve.
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