Superato il tetto dei 200mila contagi da inizio pandemia. I numeri erano ormai attesi da giorni, seguendo la crescita dell’infezione, ma fanno comunque abbastanza paura. Per quanto la situazione, dicono, sia ancora sotto controllo, la pressione sugli ospedali continua a crescere. E dopo le misure anti-Covid approvate mercoledì dal governo, si aspetta che le cose possano migliorare. Ma quanto? E quando? Al quotidiano online Free.it Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università Statale di Milano.
L’epidemia di Covid corre rapidamente in tutta Italia. Ieri sono stati superati i 200mila casi giornalieri e il tasso di positività sale al 19%. Nell’ultima settimana, si sono contati 994.093 casi, con un aumento del 114,1% rispetto ai sette giorni precedenti. E il carico sugli ospedali si fa sentire. Le misure anti-Covid decide dal Cdm mercoledì dovrebbero frenare i contagi e alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie, ma in che misura? Al quotidiano online Free.it Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università Statale di Milano.
Cosa ne pensa delle misure approvate dal governo?
“Sono misure ragionevoli di contenimento che in questa fase di incertezza consentono di capire nelle prossime settimane se il numero di contagi che abbiamo fatto registrare nelle ultime settimane si tradurrà in un carico molto grandi anche sulle strutture sanitarie. Finora, il carico sugli ospedali è aumentato ed è aumentato anche il carico sulle terapie intensive. diciamo però ancora sotto controllo ieri c’erano circa 14.000 ricoverati rispetto al picco di quasi 30.000 che abbiamo raggiunto lo scorso Marzo quindi quella speranza è che questo gran numero di casi non si traduca in un picco di ospedalizzazioni e poi di terapie intensive. Soprattutto di morti, che è l’evento tragico del Covid. Speriamo che i numeri restino, in sostanza gestibili, pur con grande fatica delle ristrutturare sanitarie nazionali”.
Quando si capirà se queste misure funzionano?
“Riusciremo a capirlo tra un paio di settimane, quando vedremo se il numero dei casi registrati nelle ultime due settimane e di questi giorni impatterà sul carico degli ospedali. Sicuramente la curva dei contagi continuerà a salire, anche se la situazione è ancora gestibile. L’importante è che non aumenti velocemente il numero dei pazienti ricoverati. Quello è il vero termometro dell’efficacia delle misure”.
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Si aspetta, dunque, che nonostante tutto, ci saranno dei cambi di colore per le regioni?
“Certamente vi saranno dei passaggi di categoria. Nella migliore delle ipotesi, alcune regioni diventeranno arancioni ma nelle prossime due settimane. E’ possibile che, anche con gli attuali criteri, diverse regioni diventino rosse tra fine gennaio e inizio febbraio. Ciò non di meno, in questo momento, è ragionevole prendere delle misure di restrizione e soprattutto continuare a fare vaccinazioni: prime dose e terze dose. Solo la il richiamo sembra esserci una protezione anche per la malattia critica, con Omicron”.
Dell’obbligo di vaccinazione per gli over 50 cosa ne pensa?
“Sono d’accordo anche se, quanto meno per una certa parte della popolazione, sarà molto difficile far rispettare l’obbligo. Comunque sono favorevole perché con qualcuno funzionerà e per gli over 50 non vaccinarsi equivale a correre un altissimo rischio di ammalarsi gravemente e di morire”.